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domenica 27 marzo 2016

Intervista a... Paola Surano

  
D- Paola Surano, già avvocatessa, vivi a Sesto Calende; sei la tesoriera dell'associazione culturale "TraccePerLaMeta" , fondata insieme a quattro amici. Alcune sillogi poetiche, l'ultima nel 2013 intitolata "La rosa in scatola".
Hai partecipato a " Poeti per il sociale" con due poesie: Una è "Donna Araba", che attraverso la figura inginocchiata di una donna araba annientata dalla guerra che uccide i figli o "-peggio-" scrivi "sentirli gridare di fame e paura" chiede, a un cielo senza colori religiosi, una pace con la P maiuscola, quasi a intendere una pace duratura; l'altra ha per titolo "I bambini del mondo" , che sono tali dappertutto, ma noi adulti "li deludiamo spesso". 
La guerra nel mondo è davvero frutto della religione? E quanto noi adulti siamo consapevoli e colpevoli della delusione che provochiamo nei bambini?
R- Entrambe le poesie sono state scritte sull’onda di forti emozioni, per immagini viste o pensieri forti …quelli che ogni tanto capita di pensare, quegli attimi di consapevolezza che capita di avere, ogni tanto, purtroppo non sempre. Alla prima domanda rispondo decisamente di no, almeno non in questa fase di vita del mondo. Può darsi che in passato, animati da forti e – oserei dire - infantili entusiasmi si sia pensato che il  modo giusto per imporre una religione fosse la guerra. Ma non ne sono nemmeno sicura. Penso che sotto ogni guerra ci siano solo desiderio di potere assolutamente terreno, voglia di dominio e ragioni economiche. La religione diventa un pretesto, perché più facilmente infiamma i cuori della gente che non sa e si presta a essere manipolata; d’altra parte non è mai la gente che decide le guerre. Sono convinta che - al contrario - se si seguisse la religione, qualunque essa sia, ci sarebbero Pace e Fraternità, non odio. La mia poesia “Donna araba”, con l’invocazione della donna al suo dio e al nostro, voleva dare proprio questa idea di universalità, spazzare e spezzare le barriere. Lo possiamo chiamare in tanti modi, ma come spesso diciamo con un amico marocchino, Dio è comunque lo stesso per tutti.
Quanto ai bambini…temo che noi adulti non abbiamo la consapevolezza del “potere” che abbiamo su di loro e della nostra responsabilità enorme: parlo dei genitori, ma anche degli insegnanti, degli educatori e di tutti coloro che hanno un ruolo nella vita di un bambino. Da quando sono nonna credo di averne maggiore consapevolezza: un bambino ti prende per mano, si affida, non conosce altre realtà. E’ una grossa responsabilità. Non ho mai capito perché facciano fare percorsi genitoriali solo a chi si separa, quando si scoprono incongruenze, vere o presunte e non si facciano corsi “pre parto” non solo finalizzati ad un buon parto, ma di preparazione ad essere genitori.

D-  Hai fondato l'associazione “TraccePerLaMeta” con quattro amici; mi viene in mente la canzone di Gino Paoli che dice "eravamo quattro amici al bar; sognavamo di cambiare il mondo..." Voi sognavate di cambiare cosa? Di fatto l'associazione sostiene anche le donne del Mozambico. Ci puoi raccontare com'è andata?
R- Anche a me ogni tanto viene in mente quella canzone che mi piace molto, ma ha un finale che lascia l’amaro in bocca. Noi non volevamo cambiare il mondo, volevamo e vogliamo “fare cultura nel modo in cui ci piace”. Se questo significa cambiare il modo di fare cultura, bene allora volevamo cambiare un pezzetto di mondo. Il modo che piace a noi è semplicemente quello di portare cultura in giro, aggregando persone e mantenendo contatti che si allarghino come cerchi nell’acqua. Cultura “dal basso”, non imposta con sicumera da un manipolo di persone; ci vuole chi organizza e propone, ma il modo di proporre è semplice ed immediato, aperto a proposte e idee. L’ultimo evento con patrocinio EXPO che ha coinvolto anche le scuole, con migliaia di bambini partecipanti e ben 700 presenti alla premiazione, provenienti da tutta Italia, ne è un esempio, secondo noi: abbiamo lanciato un’idea - la corretta alimentazione, tema obbligato sotto l’egida di EXPO -  e abbiamo scoperto che ci sono realtà e persone che ci stanno lavorando da tempo e che sono state ben felici di condividere e mettersi in gioco; abbiamo stampato le antologie e molte maestre ci hanno detto che lavoreranno sui testi delle altre scuole, quest’anno.. Una cosa grandiosa, i famosi cerchi che si allargano…
Noi sosteniamo fin dall’inizio l’Associazione Onlus “Macibombo tutti insieme” che io conosco da sempre e ho proposto per raggiungere i nostri fini statutari. Macibombo si occupa di sostenere i bambini – soprattutto - e  le missioni dei Padri Comboniani in Mozambico ma non ha un carattere strettamente religioso. Sostiene i Missionari perché da un Missionario è partita l’idea di far sorgere un orfanatrofio e continua perché le missioni hanno costruito pozzi, ospedali, scuole e danno una istruzione e un lavoro a migliaia di persone, che è l’unico modo  per dare dignità e speranza a un popolo. In particolare, sosteniamo un recente progetto di Macibombo che è quello di mandare avanti negli studi 5 ragazze che, uscite dall’orfanatrofio per ragioni di età, sono state accolte da una fantastica volontaria mozambicana che ha fondato una casa famiglia e le tratta come se fossero figlie sue e le mantiene con la pensione guadagnata dopo 30 anni di lavoro in Italia; noi ci facciamo  carico di una delle borse di studio necessarie per mantenere una ragazza alla scuola superiore.

D-  Da donna, cosa davvero manca alle donne per incidere sulla società come vorremmo?
R- Francamente? Non ci manca niente. Non sono stata mai femminista perché ho la certezza che le donne incidano nella vita di tutti i giorni e so che una donna fa la differenza nel mondo del lavoro, a meno che non voglia ricalcare modelli maschili. Siamo diversi, è inutile e dannoso negarlo; ognuno porta la propria sensibilità e il proprio modo di vedere il mondo e questo aiuta. Quando ho cominciato la professione, a metà anni ’70, i tribunali erano dominio degli uomini e le poche donne dovevano assumere atteggiamenti maschili per essere prese in considerazione e regolarmente erano considerate “la segretaria”; ma era solo incapacità di adeguarsi ai cambiamenti. Tuttavia ammetto che esistono differenze di trattamento tra uomini e donne, in campo salariale e di carriera e mancano gli aiuti esterni perché una donna possa tranquillamente anche dedicarsi alla vita pubblica, se ne ha la passione e la voglia.

D- Hai una poesia che vorresti far conoscere al pubblico di " Poeti per il sociale" e che riveste per te una particolare importanza? Scrivila qui e commentala.
R- Sono stata indecisa per un po’, poi ho scelto questa perché il senso delle mie poesie è quello di  lasciar intravedere uno spiraglio di luce anche nelle peggiori situazioni…Perciò ho scelto questa:

RIUSCIREMO ANCORA AD ESSERE FELICI

Quando tutto questo sarà finito
e avremo asciugato ogni lacrima
stemperato ogni dolore,
ne racconteremo come fosse cosa d’altri
né sapremo quasi di aver pianto e sofferto.

Ma, intanto, ci si stringe addosso il tempo
-cilicio dalle mille spine-
e lenta ruvida scorre la sabbia nella clessidra
così che ci è impossibile
immaginare un domani diverso

(da Paola Surano “e nonostante, viviamo”- Runde Taarn ed, 2007)

Come dicevo, per carattere e convinzione cerco sempre di valorizzare il lato positivo di ogni situazione e di puntare molto sulla speranza, non come visione ottimistica e un po’ incosciente della vita ma come scelta, sorretta da profonde convinzioni religiose. In questa poesia, ho voluto iniziare con la speranza, anzi, con la certezza di una prospettiva positiva, ma senza dimenticare che il momento in cui si vive il dolore - fisico o dell’anima - sembra eterno e insopportabile e solo la speranza può aiutare a superarlo.

D- La tua ultima pubblicazione è stata "La rosa in scatola", con le illustrazioni di Gabriele Castellani e Antonio De Blasi. Ce ne vuoi parlare?
R- Ultimamente sto scrivendo molto poco, purtroppo. “La rosa in scatola” è una (piccola) raccolta delle più recenti poesie, pubblicata da Urso Editore di Avola a conclusione di un concorso all’interno del quale tre mie poesie erano state scelte, una formula originale e complessa. Non avevo un numero sufficiente di testi e li ho arricchiti chiedendo a Gabriele (il compagno di mia figlia) e all’ amico Antonio qualche illustrazione. La copertina riproduce un disegno di Antonio che mi è piaciuto subito perché esprime perfettamente la mia visione della vita e l’ho scelto come cover e come titolo: anche dalle peggiori situazioni può nascere qualcosa di buono, come una rosa può stare benissimo anche in un barattolo di latta.

D- La nostra chiacchierata si conclude qui. Grazie per avere partecipato!


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Poesie di Paola Surano per "Poeti per il sociale"

Sono nata a Busto Arsizio, dove ho svolto la professione di avvocato. Nel gennaio 2012 ho fondato, insieme ad altri quattro amici scrittori e poeti, l’associazione “TraccePerLaMeta”.Dal 2000 in poi ho pubblicato alcune sillogi di cui l’ultima nel 2013 (Libreria Editrice Urso di Avola)dal titolo “La rosa in scatola”, corredato dei disegni degli artisti Gabriele Castellani e Antonio De Blasi.


DONNA ARABA


Su questa terra arsa e butterata
sto in ginocchio
affranta e rassegnata
Io, d’antica stirpe
di uomini fieri e giusti
discendente
Io, a mia volta fiera, voglio vivere
lontana dagli odi, dai rancori
dalla bramosia di sangue
degli uomini contrapposti.
Io, che ho partorito urlando
e nutrito allo scarso seno figli
per vederli morire
o- peggio-
sentirli gridare di fame e paura
Io, donna, non chiedo altro al cielo
al mio Dio e al vostro
che un po’ di Pace.

I BAMBINI DEL MONDO


I bambini che cantano, i bambini che ridono
-con le loro voci argentine-
i bambini che piangono, che corrono che giocano:
i bambini dei parchi , delle città
affollate, nevrotiche asfissianti,
i bambini delle strade deserte
silenziose abbandonate,
i bambini dei campi
e dei campi minati e dello tsunami
i bambini delle merendine al cioccolato,
i bambini delle guerre e della fame:
i bambini del mondo si somigliano
ci prendono per mano, ci guardano
-coi loro grandi occhi spalancati-
e sognano.
I bambini si aspettano
che noi li aiutiamo.
E noi li deludiamo,
spesso.

Paola Surano

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