D- Paola Surano, già avvocatessa, vivi a
Sesto Calende; sei la tesoriera dell'associazione culturale
"TraccePerLaMeta" , fondata insieme a quattro amici. Alcune sillogi
poetiche, l'ultima nel 2013 intitolata "La rosa in scatola".
Hai partecipato a " Poeti per il
sociale" con due poesie: Una è "Donna Araba", che attraverso la
figura inginocchiata di una donna araba annientata dalla guerra che uccide i
figli o "-peggio-" scrivi "sentirli gridare di fame e
paura" chiede, a un cielo senza colori religiosi, una pace con la P
maiuscola, quasi a intendere una pace duratura; l'altra ha per titolo "I
bambini del mondo" , che sono tali dappertutto, ma noi adulti "li
deludiamo spesso".
La guerra nel mondo è davvero frutto
della religione? E quanto noi adulti siamo consapevoli e colpevoli della
delusione che provochiamo nei bambini?
R- Entrambe le poesie sono state scritte
sull’onda di forti emozioni, per immagini viste o pensieri forti …quelli che
ogni tanto capita di pensare, quegli attimi di consapevolezza che capita di
avere, ogni tanto, purtroppo non sempre. Alla prima domanda rispondo
decisamente di no, almeno non in questa fase di vita del mondo. Può darsi che
in passato, animati da forti e – oserei dire - infantili entusiasmi si sia
pensato che il modo giusto per imporre
una religione fosse la guerra. Ma non ne sono nemmeno sicura. Penso che sotto
ogni guerra ci siano solo desiderio di potere assolutamente terreno, voglia di
dominio e ragioni economiche. La religione diventa un pretesto, perché più
facilmente infiamma i cuori della gente che non sa e si presta a essere
manipolata; d’altra parte non è mai la gente che decide le guerre. Sono
convinta che - al contrario - se si seguisse la religione, qualunque essa sia,
ci sarebbero Pace e Fraternità, non odio. La mia poesia “Donna araba”, con
l’invocazione della donna al suo dio e al nostro, voleva dare proprio questa
idea di universalità, spazzare e spezzare le barriere. Lo possiamo chiamare in
tanti modi, ma come spesso diciamo con un amico marocchino, Dio è comunque lo
stesso per tutti.
Quanto ai bambini…temo che noi adulti
non abbiamo la consapevolezza del “potere” che abbiamo su di loro e della nostra
responsabilità enorme: parlo dei genitori, ma anche degli insegnanti, degli
educatori e di tutti coloro che hanno un ruolo nella vita di un bambino. Da
quando sono nonna credo di averne maggiore consapevolezza: un bambino ti prende
per mano, si affida, non conosce altre realtà. E’ una grossa responsabilità.
Non ho mai capito perché facciano fare percorsi genitoriali solo a chi si
separa, quando si scoprono incongruenze, vere o presunte e non si facciano
corsi “pre parto” non solo finalizzati ad un buon parto, ma di preparazione ad
essere genitori.
D- Hai fondato l'associazione “TraccePerLaMeta”
con quattro amici; mi viene in mente la canzone di Gino Paoli che dice
"eravamo quattro amici al bar; sognavamo di cambiare il mondo..." Voi
sognavate di cambiare cosa? Di fatto l'associazione sostiene anche le donne del
Mozambico. Ci puoi raccontare com'è andata?
R- Anche a me ogni tanto viene in mente
quella canzone che mi piace molto, ma ha un finale che lascia l’amaro in bocca.
Noi non volevamo cambiare il mondo, volevamo e vogliamo “fare cultura nel modo
in cui ci piace”. Se questo significa cambiare il modo di fare cultura, bene
allora volevamo cambiare un pezzetto di mondo. Il modo che piace a noi è
semplicemente quello di portare cultura in giro, aggregando persone e
mantenendo contatti che si allarghino come cerchi nell’acqua. Cultura “dal
basso”, non imposta con sicumera da un manipolo di persone; ci vuole chi
organizza e propone, ma il modo di proporre è semplice ed immediato, aperto a
proposte e idee. L’ultimo evento con patrocinio EXPO che ha coinvolto anche le
scuole, con migliaia di bambini partecipanti e ben 700 presenti alla
premiazione, provenienti da tutta Italia, ne è un esempio, secondo noi: abbiamo
lanciato un’idea - la corretta alimentazione, tema obbligato sotto l’egida di
EXPO - e abbiamo scoperto che ci sono
realtà e persone che ci stanno lavorando da tempo e che sono state ben felici
di condividere e mettersi in gioco; abbiamo stampato le antologie e molte
maestre ci hanno detto che lavoreranno sui testi delle altre scuole,
quest’anno.. Una cosa grandiosa, i famosi cerchi che si allargano…
Noi sosteniamo fin dall’inizio
l’Associazione Onlus “Macibombo tutti insieme” che io conosco da sempre e ho
proposto per raggiungere i nostri fini statutari. Macibombo si occupa di
sostenere i bambini – soprattutto - e le
missioni dei Padri Comboniani in Mozambico ma non ha un carattere strettamente
religioso. Sostiene i Missionari perché da un Missionario è partita l’idea di
far sorgere un orfanatrofio e continua perché le missioni hanno costruito
pozzi, ospedali, scuole e danno una istruzione e un lavoro a migliaia di
persone, che è l’unico modo per dare
dignità e speranza a un popolo. In particolare, sosteniamo un recente progetto
di Macibombo che è quello di mandare avanti negli studi 5 ragazze che, uscite
dall’orfanatrofio per ragioni di età, sono state accolte da una fantastica
volontaria mozambicana che ha fondato una casa famiglia e le tratta come se
fossero figlie sue e le mantiene con la pensione guadagnata dopo 30 anni di
lavoro in Italia; noi ci facciamo carico
di una delle borse di studio necessarie per mantenere una ragazza alla scuola
superiore.
D- Da donna, cosa davvero manca alle donne per
incidere sulla società come vorremmo?
R- Francamente? Non ci manca niente. Non
sono stata mai femminista perché ho la certezza che le donne incidano nella
vita di tutti i giorni e so che una donna fa la differenza nel mondo del
lavoro, a meno che non voglia ricalcare modelli maschili. Siamo diversi, è
inutile e dannoso negarlo; ognuno porta la propria sensibilità e il proprio
modo di vedere il mondo e questo aiuta. Quando ho cominciato la professione, a
metà anni ’70, i tribunali erano dominio degli uomini e le poche donne dovevano
assumere atteggiamenti maschili per essere prese in considerazione e
regolarmente erano considerate “la segretaria”; ma era solo incapacità di
adeguarsi ai cambiamenti. Tuttavia ammetto che esistono differenze di
trattamento tra uomini e donne, in campo salariale e di carriera e mancano gli
aiuti esterni perché una donna possa tranquillamente anche dedicarsi alla vita
pubblica, se ne ha la passione e la voglia.
D- Hai una poesia che vorresti far
conoscere al pubblico di " Poeti per il sociale" e che riveste per te
una particolare importanza? Scrivila qui e commentala.
R- Sono stata indecisa per un po’, poi ho
scelto questa perché il senso delle mie poesie è quello di lasciar intravedere uno spiraglio di luce
anche nelle peggiori situazioni…Perciò ho scelto questa:
RIUSCIREMO ANCORA AD ESSERE FELICI
Quando tutto questo sarà finito
e avremo asciugato ogni lacrima
stemperato ogni dolore,
ne racconteremo come fosse cosa d’altri
né sapremo quasi di aver pianto e
sofferto.
Ma, intanto, ci si stringe addosso il
tempo
-cilicio dalle mille spine-
e lenta ruvida scorre la sabbia nella
clessidra
così che ci è impossibile
immaginare un domani diverso
(da Paola Surano “e nonostante,
viviamo”- Runde Taarn ed, 2007)
Come dicevo, per carattere e convinzione
cerco sempre di valorizzare il lato positivo di ogni situazione e di puntare
molto sulla speranza, non come visione ottimistica e un po’ incosciente della
vita ma come scelta, sorretta da profonde convinzioni religiose. In questa
poesia, ho voluto iniziare con la speranza, anzi, con la certezza di una
prospettiva positiva, ma senza dimenticare che il momento in cui si vive il
dolore - fisico o dell’anima - sembra eterno e insopportabile e solo la
speranza può aiutare a superarlo.
D- La tua ultima pubblicazione è stata
"La rosa in scatola", con le illustrazioni di Gabriele Castellani e
Antonio De Blasi. Ce ne vuoi parlare?
R- Ultimamente sto scrivendo molto poco,
purtroppo. “La rosa in scatola” è una (piccola) raccolta delle più recenti
poesie, pubblicata da Urso Editore di Avola a conclusione di un concorso
all’interno del quale tre mie poesie erano state scelte, una formula originale
e complessa. Non avevo un numero sufficiente di testi e li ho arricchiti
chiedendo a Gabriele (il compagno di mia figlia) e all’ amico Antonio qualche
illustrazione. La copertina riproduce un disegno di Antonio che mi è piaciuto
subito perché esprime perfettamente la mia visione della vita e l’ho scelto
come cover e come titolo: anche dalle peggiori situazioni può nascere qualcosa
di buono, come una rosa può stare benissimo anche in un barattolo di latta.
D- La nostra chiacchierata si conclude
qui. Grazie per avere partecipato!
****************************************************
Poesie di Paola Surano per "Poeti per il sociale"
Sono nata a
Busto Arsizio, dove ho svolto la professione di avvocato. Nel gennaio 2012 ho
fondato, insieme ad altri quattro amici scrittori e poeti, l’associazione “TraccePerLaMeta”.Dal
2000 in poi ho pubblicato alcune sillogi di cui l’ultima nel 2013 (Libreria
Editrice Urso di Avola)dal titolo “La rosa in scatola”, corredato dei disegni
degli artisti Gabriele Castellani e Antonio De Blasi.
DONNA
ARABA
Su
questa terra arsa e butterata
sto in ginocchio
affranta e rassegnata
Io, d’antica stirpe
di uomini fieri e giusti
discendente
Io, a mia volta fiera, voglio vivere
lontana dagli odi, dai rancori
dalla bramosia di sangue
degli uomini contrapposti.
Io, che ho partorito urlando
e nutrito allo scarso seno figli
per vederli morire
o- peggio-
sentirli gridare di fame e paura
Io, donna, non chiedo altro al cielo
al mio Dio e al vostro
che un po’ di Pace.
sto in ginocchio
affranta e rassegnata
Io, d’antica stirpe
di uomini fieri e giusti
discendente
Io, a mia volta fiera, voglio vivere
lontana dagli odi, dai rancori
dalla bramosia di sangue
degli uomini contrapposti.
Io, che ho partorito urlando
e nutrito allo scarso seno figli
per vederli morire
o- peggio-
sentirli gridare di fame e paura
Io, donna, non chiedo altro al cielo
al mio Dio e al vostro
che un po’ di Pace.
I
BAMBINI DEL MONDO
I
bambini che cantano, i bambini che ridono
-con le loro voci argentine-
i bambini che piangono, che corrono che giocano:
i bambini dei parchi , delle città
affollate, nevrotiche asfissianti,
i bambini delle strade deserte
silenziose abbandonate,
i bambini dei campi
e dei campi minati e dello tsunami
i bambini delle merendine al cioccolato,
i bambini delle guerre e della fame:
i bambini del mondo si somigliano
ci prendono per mano, ci guardano
-coi loro grandi occhi spalancati-
e sognano.
-con le loro voci argentine-
i bambini che piangono, che corrono che giocano:
i bambini dei parchi , delle città
affollate, nevrotiche asfissianti,
i bambini delle strade deserte
silenziose abbandonate,
i bambini dei campi
e dei campi minati e dello tsunami
i bambini delle merendine al cioccolato,
i bambini delle guerre e della fame:
i bambini del mondo si somigliano
ci prendono per mano, ci guardano
-coi loro grandi occhi spalancati-
e sognano.
I
bambini si aspettano
che noi li aiutiamo.
E
noi li deludiamo,che noi li aiutiamo.
spesso.
Paola Surano
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