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martedì 22 marzo 2016

Intervista a... Gianna Occhipinti


Gianna Occhipinti, siciliana, vivi a Vittoria, in provincia di Ragusa. Nella brevissima biografia, affermi di scrivere poesie "per imprimere emozioni e perché la poesia mi fa sentire viva".
D- Hai partecipato a "Poeti per il sociale" con due poesie: "Gli occhi della solitudine", nella quale si parla di un bambini rimasto solo, senza più figure di riferimento, forse a causa delle guerre, e "Oltre lo sguardo", che descrive la condizione femminile nel mondo islamico più fanatico. Oltre ai contenuti di indubbio impatto emotivo, mi colpisce molto il fatto che le poesie abbiano entrambe un titolo che ha a che fare con l'esercizio del guardare. Vorresti commentare quest'ultima considerazione?
R- La poesia “Gli occhi della solitudine” è dedicata a un bambino di nome Loris Stival, barbaramente ucciso - si pensa - dalla madre, nei pressi del mio paese. Il senso della vista è spesso presente nelle mie poesie; gli occhi, le descrizioni paesaggistiche, la presenza di dettagli e gesti svela, in realtà, la necessità di osservare, non solo come fatto puramente fisico ma soprattutto empatico ed emozionale; “guardare”, così inteso, è quindi per me prerogativa di comprensione e compenetrazione.

D- Veniamo invece al contenuto della seconda poesia; la donna, resa minoranza dal fanatismo religioso. Ho interpretato bene? Ma è peggio una situazione di questo genere o una situazione come quella occidentale, nella quale il corpo della donna viene spesso mercificato, con la complicità delle donne stesse, che credono che la parità passi attraverso i costumi sessuali? Quanto noi donne siamo responsabili della nostra condizione?
R- Sono situazioni diverse eppure molto vicine; il concetto di “dominio” e sottomissione della donna è il minimo comune denominatore mentre le motivazioni e i mezzi sono differenti.
La donna - in oriente come in occidente - è storicamente “il sesso debole” e, quindi, soggetta al volere dell’uomo; quando alla prestanza fisica del “maschio” si aggiungono motivazioni religiose, familiari, sociali o legali l’assoggettamento diviene inevitabile e “autorizzato”. Non trovo differenze di risultato tra la donna afflitta dal fanatismo religioso e quella succube di una società maschilista e fallocentrica poiché entrambe soffrono una condizione di sottomissione; a cambiare sono sono le motivazioni e i costumi.

D- Quando hai iniziato a comporre poesie? Cosa rappresentano per te e da cosa trai prevalentemente ispirazione?
R- Ho iniziato molto giovane, nella prima adolescenza direi. Quella fase della vita è spesso colma di sentimenti contrastanti, cambiamenti, paure, sorrisi e silenzi; la poesia è stata il mio diario “segreto” per molto tempo e ancora oggi è il momento più sincero che concedo a me stessa verso me stessa: le maschere cadono, i ricordi riaffiorano e i sentimenti fanno il resto.

D- C'è una poesia che ami in modo particolare e che vorresti far conoscere? Scrivila qui e commentala.
R- E' una poesia che ho dedicato a mia nonna e che amo particolarmente. S'intitola

“ La brezza”.

Mi porto di te il sorriso giocondo
le fossette dorate
rubiconde al sole d’Estate.
I palpiti dei prati al crepuscolo di mattini d'autunno velati di malinconia.
Mi resta di te una foglia al vento ora che non ci sei, che irroro ogni mattina in una tremula brezza di ritorno, da dove
sconfina l'Anima mia.

Mia nonna è stata una figura di riferimento molto importante per me; purtroppo da qualche anno è morta, lasciando un grande vuoto in famiglia e dentro di me. Non passa un giorno in cui non la ricordi e che non mi manchi.

D- Ho letto che sei una donna laureata, che ha un lavoro e una bella famiglia; cosa dicono colleghi, familiari e amici del fatto che scrivi poesie? Ti chiedono di leggerne qualcuna? La gente comune è attratta dalla poesia?
R- Non sono laureata, ho dato alcune materie ma dopo la nascita della mia prima figlia ho interrotto gli studi. Ho una bella famiglia - questo è vero - e anche un lavoro gratificante e di responsabilità.
Sia la mia famiglia che i miei colleghi mi sostengono molto e spesso mi commissionano delle poesie; questo mi lusinga non poco.
Per quanto riguarda la gente comune non so se sia attratta o meno dalla poesia ma quello di cui sono certa è che ognuno di noi nasca poeta nel cuore e che basti trovare i mezzi giusti per fare della propria vita la poesia più bella.

D- Grazie di aver partecipato a Poeti per il sociale!
R- Ti ringrazio di cuore Annalisa, è stata una bella esperienza far parte di questa iniziativa.

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Le poesie di Gianna Occhipinti per "Poeti per il sociale":

Mi chiamo Gianna Occhipinti, sono siciliana della provincia di Ragusa. Scrivo per passione, perché sento il bisogno di imprimere nero su bianco le mie emozioni e perché la Poesia mi fa sentire viva

GLI OCCHI DELLA SOLITUDINE

Volava tra i canneti
leggera l'Anima,
sfioriva il volto
rubato alle Stelle.
Il Vecchio Mulino,
ai piedi della notte,
si ergeva tra le crepe
brulle della campagna,
scrutava la vita
e il suo innaturale
scorrere senza verso.
Nel silenzio di pace,
tra cori di voci
e bianche armonie,
un bimbo ancora cerca
il fiore della Speranza,
non ha più gli occhi della
sua mamma,
ma lo sguardo arreso
e sconfinato della solitudine.

OLTRE LO SGUARDO

 Carezze s'infrangono
sui corpi tumefatti
incapaci di reagire
Pensieri rabbuiati
dentro gabbie viventi
che il Sole declina
in una lacrima
Donne madri, mogli,
donne sui banchi di scuola
crogiolate nel velo
di una identità bistrattata,
in corpi di femmineo splendore.
Riti di abluzioni
che appagano le coscienze
e sguardi protesi verso una luce
che non può morire!

Gianna Occhipinti



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