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domenica 27 marzo 2016

Intervista a... Sandra Mirabella


D- Sandra Mirabella, insegnante, di Siracusa; raffinata poetessa, curatrice di un blog di poesia, "Gocce di mare". Hai partecipato a "Poeti per il sociale" con "Niente parole", una poesia amara, essenziale, che, come accade per molte grandi poesie, si presta a varie letture: l'incomprensione causata da una sbagliata comunicazione, oppure la solitudine legata alla malattia, oppure... vuoi commentarla tu e dirci come è nata e da cosa è stata ispirata?
R-La poesia che ho scritto: " Niente parole" , e' nata guardando l'immagine del piccolo siriano morto ed abbandonato sulla spiaggia. A Siracusa , purtroppo conviviamo da tanto tempo con queste realtà. Molte volte sulle nostre spiagge , in cui d'estate noi andiamo a divertirci e farci i bagni, si arenano i barconi di questi poveri migranti, molti si salvano, altri no !
"Niente parole", racconta l'inutilità di parlare, dire parole inutili per questa povera gente, anche perché non comprenderebbero la nostra lingua o perché non ce l'hanno fatta , sono morti , non hanno più carezze o sorrisi, noi che dovremmo comportarci come fratelli , spesso non ci riusciamo. Invece di dire parole, dovremmo agire, fare nel nostro piccolo, quello che possiamo per aiutarli.
Molte docenti fanno volontariato in centri di raccolta per profughi, cercano di insegnare loro le parole più elementari, per riuscire almeno a farsi capire , questo e' quello che possono fare e lo fanno con grande impegno.

D- Anche se non vivi a Lampedusa, essendo siciliana sei a contatto ravvicinato col dramma del grande esodo di massa dai paesi in guerra. Quando i siciliani, nel loro quotidiano, hanno cominciato ad accorgersi che qualcosa stava cambiando e che forse nulla sarebbe più stato come prima? Come vivete questo dramma?
R- Leggere nei loro occhi la disperazione per noi e' diventato quotidiano, molti si integrano bene. Offriamo loro dei piccoli lavoretti, aiuto giardinieri, aiutano nei mercati , si rendono utili nei supermercati. la volontà ad alcuni non manca , moltissimi non rimangono, vanno nei centri di raccolta in altre città. Da noi in Sicilia , c'è molta disoccupazione, dividiamo con loro il poco che abbiamo , e sono felici di sentirsi utili.
Quindi serve agire senza perder tempo a fare inutili discorsi, quello che c'è da fare bisogna farlo, senza star li' troppo a commentare. Si potrebbe parlare per ore, dei loro Governi che agiscono male, delle inique guerre . Ma nessuno scapperebbe dai propri paesi se avesse il necessario per vivere senza la paura di essere colpito dalle bombe che cancellano in un momento le loro case e i loro affetti.

D- Curi il blog di poesia "Gocce di mare", nel quale scrivi: "La poesia non è figlia di un dio minore. La poesia è per tutti". Questo vuol dire che anche le persone meno colte possono fare poesie di qualità? O intendi qualche altra cosa?
R- Abito e insegno a Siracusa come ho già scritto , in una scuola Primaria, attualmente ho una quinta . Non mi reputo poeta, ma solo giocoliera di parole ,come spesso ripeto ai miei alunni, scrivo brevi testi , con le paroline magiche ,parole capaci cioè di dare emozioni, sensazioni, ricordi.
Molte volte cerchiamo in classe queste magiche paroline ed ai miei bambini, queste esercitazioni piacciono in maniera particolare, riescono a creare dei testi, veramente originali e gradevoli.
Quindi, ascoltando le proprie emozioni ,secondo il mio parere , se ci riescono i miei alunni, si può riuscire , basta aver la giusta sensibilità per dar vita a dei testi molto belli, se poi non hanno il grande afflato poetico della Poesia come la intende qualche critico, se non altro ci abbiamo provato . Certamente a mio parere anche le persone meno colte, quindi possono fare poesia , prova ne è che ho notato degli scritti notevoli , anche da persone umili e senza grande cultura .

D- C'è una poesia cui sei particolarmente affezionata e che vorresti far conoscere al pubblico di "Poeti per il sociale"? Scrivila qui e commentala.
R- Questa è una poesia che mi piace tanto ed a cui sono particolarmente affezionata , soprattutto perché riguarda il Tema della difesa della Natura:

Insegnami

Insegnami o fata
la magica lingua
degli elfi e folletti del bosco.
La lingua che ha il suono dell'acqua
che trilla nei lieti ruscelli
e stormisce nella voce del vento
tra foglie di platani ed olmi .
Assai flebile adesso e' la tua voce
come fili mossi dal vento ,
un luccichio di foglie ,
un improvviso curvarsi d'erba al vento.
Ricca di canti era la terra ,
viveva di poesia e luci di risate ,
il magico sole splendeva ancora in cielo.
Adesso il sole è morto .
I sentieri delle fate, dispersi e polverosi.
Chi canterà più il mondo incantato
se l'uomo non ne ha più memoria ?
A chi somiglieranno i poeti della Terra
quando giungerà per loro l'inverno ?
Anche queste mie parole saranno perdute
se non imparerò la magica lingua.
L'unica conoscenza dell'uomo
dovrà essere solo dolore e distruzione ?
Insegnami di nuovo, o Fata
la magica lingua
di elfi e folletti del bosco .

La fata, è naturalmente la personificazione della Natura, solo imparando di nuovo ad apprezzare il Suo linguaggio, si può salvare questo nostro mondo che stiamo distruggendo, mercificando i Beni immensi che ci offre continuamente. Valorizzare quindi e proteggere la Natura è la strada verso la salvezza di questo nostro stupendo pianeta Terra.

D- Qual è o quali sono le tue principale fonti di ispirazione poetica? Credi che la poesia possa contribuire in qualche maniera all'educazione e alla crescita delle nuove generazioni e alla soluzione di problemi così complessi quale appunto quello dei rifugiati?
R- La mia principale fonte di ispirazione poetica ,è la Vita, quella di tutti i giorni , ascolto le mie sensazioni, le emozioni i sogni, i ricordi, i profumi della mia fanciullezza, la bellezza della Natura, i miei desideri.La mia poesia nasce anche dall'osservazione della gente intorno a me, le loro caratteristiche, i bisogni sociali di riscatto degli umili, dei diseredati senza casa nè affetti come ad esempio i rifugiati , o semplicemente chi vive ai margini della nostra società per qualsiasi motivo.
La Poesia può fare molto per sensibilizzare gli animi a questi grandi problemi e cercare di fare quello che è nelle capacità di ognuno di noi per risolverli.
Le nuove generazioni con cui sono a stretto contatto ogni giorno per il mio lavoro, sono sensibili a questi grandi problemi, educare loro. è educare il nostro Futuro, un compito di grande responsabilità.
Noi adulti in generale con il nostro esempio dobbiamo essere per loro dei punti di riferimento.
Ti ringrazio cara Annalisa per avermi dato l' opportunità di esprimere qualche mia opinione . Te ne sono grata
un caro saluto !

- Grazie a te, cara Sandra, della partecipazione e del tuo affetto!

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La poesia di Sandra Mirabella per "Poeti per il sociale":
Sono Sandra Mirabella , siciliana , vivo e lavoro a Siracusa, mi piace scrivere versi, ed ho un blog di poesie. 

NIENTE PAROLE . 


Non ci sono più parole .
Non voglio più parole,
perché non ne comprenderei il senso.
Io ho perso ogni parola , ogni sguardo,
ogni sorriso mi è stato negato .
Ogni carezza non è più mia .
Trovale tu le parole , fratello
che fratello non sei.
Dille a te stesso,
perché a me non è più concesso il sentire .

Sandra Mirabella


Intervista a... Salvatore Famiglietti



Salvatore Famiglietti, Dirigente scolastico in pensione. Ha studiato Psicopedagogia all'Università di Salerno e nella breve biografia afferma di scrivere poesie "come necessità dell'anima in cammino sui sentieri della vita".
D- Ha partecipato a " Poeti per il sociale" con una poesia a mio parere molto bella, intitolata "Famiglia", che descrive a tocchi leggeri e delicati l'incanto dell'amore, quindi la nascita di un figlio e il divenire famiglia, la gioia che ne deriva e il conforto che la nuova presenza offre anche nei momenti più difficili e amari della vita. Un seme che si fa albero e a sua volta poi produrrà dei frutti. Questa poesia è autobiografica? Perché partecipare con questa poesia anziché una che riguardasse per esempio, fatti di cronaca?
R- No, la poesia non è autobiografica; l’ho composta pensando alla giovane famiglia dei miei due figli ma anche alla crisi che investe, oggi, la famiglia sul versante socio-economico, culturale ed umano. La famiglia è “fatto sociale” e credo che bene si possa inserire nella riflessione poetica per il sociale. Questa poesia, come bene Lei ha interpretato, è il canto dell’amore, generatore di amore. In nome dell’amore la famiglia vive il suo tempo scandito dai colpi della vita.

D- Lei è stato Dirigente scolastico. La scuola è cambiata col trasformarsi della famiglia? O è accaduto l'inverso?
R- Ho svolto il mio ruolo in territorio milanese ove ho gestito un  complesso rapporto critico-costruttivo e, a volte, polemico,  per confusione di ruoli, ( didattico/educativo) tra scuola e famiglia.  A mio parere, la scuola deve ancora significativamente cambiare se vuole essere in sintonia con famiglia e con la stessa società. La scuola non può dimenticare che l’allievo oltre che “alunno”, è figlio di questa società e a questa deve costantemente riferirsi pur suggerendo, modelli educativi di forte cambiamento.

D- Cosa pensa dei "nuovi" modi di intendere la famiglia?
R- Credo profondamente nella libertà dell’uomo, che non può né deve essere limitata da condizionamenti socio-culturali. La famiglia è fondata sull’amore, che solo basta a reggere una “coppia” e quanto può scaturisce dalla stessa in nome dell’amore.

D- Ha una poesia che vorrebbe far conoscere al pubblico di "Poeti per il sociale"? La scriva qui e la commenti.
R- E’ nota la foto scattata dal fotografo Osman Sagirli, della piccola Hudea, bambina siriana, che alza le mani in segno di resa, davanti all’obiettivo scambiandolo per fucile.
A questa bambina ho reso omaggio con questo mio semplice brano:

HUDEA, BAMBINA IN GUERRA

Ha visto uccidere uomini
sui campi di gioco
oggi, deserti di voci bambine.
Innocente, s’arrende:
piccoli pugni in alto serrati,
orecchi chiusi ai tuoni di guerra,
muta la bocca alla furia dell’uomo,
supplici gli occhi,
vede l’istante di morte.
Piccola e già assuefatta all’orrore,
spegne il sorriso d’infanzia
e si consegna, colomba, al fucile
che spara per mano d’un uomo,
la sola luce benigna d’un flash
illuminando l’attimo tragico
d’una resa totale
pur di vivere ancora
su quei campi sperando
nel gioco, diritto d’infanzia
oggi, negato.

Salvatore Famiglietti



D- Scrive poesie come “necessità dell'anima in cammino sui sentieri della vita”; cosa ha appreso dal suo cammino? Avrebbe un consiglio da dare a quella nuova creatura che da seme si farà albero?

R- La poesia riflette sull’uomo nel mondo dando voce alla sua inquietudine nel vivere questa società complessa e complicata, cangiante, mutevole, disorientante e conflittuale, che, per essere compresa, gestita e … superata, ha bisogno della forza dell’anima che spinge la ragione a definire percorsi di vita possibili ove il dolore, la noia, l’angoscia sia vinta da una pur lieve speranza nella gioia di un tempo pur breve.
Ai miei nipoti, ai giovani di oggi suggerisco di vivere di anima e con l’anima i vissuti corporei dando al nostro giorno i colori dell’anima di quel momento e cantare le ore del giorno uguale e diverso, secondo le armonie a volte silenziose e a volte urlanti dell’anima.
Come “poeta” ho pubblicato il primo volumetto “Per sentieri con l’anima tesa” ed è in via di pubblicazione il secondo libro.
Grazie.

-Grazie di avere partecipato a “Poeti per il sociale”!

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La poesia di Salvatore Famiglietti per "Poeti per il sociale":

Sono Salvatore Famiglietti, dirigente scolastico in pensione e scrivo "poesie" come necessità dell'anima in cammino sui sentieri della vita.
Un mio brano dedicato alla Famiglia
. 

FAMIGLIA 

Eleggono gli amanti
l’eterno sincrono respiro
e nuova vita erompe dall'amore,
come zampillo dal fecondo seno
e consacra madre gli amanti e padre.
Or l’antico amore si fa vagito:
lo cullano le mani, dolci
come le carezze dell’amante,
lo canta la sua voce, tremula
come nell’estasi dell’anima.
Pullula la casa di fremiti d’amore
quando il cuore ride e quando è perso
nei triboli del tempo amaro;
quando pervi i valichi di vita
e quando, aspri, i rovi cingono i sentieri.
Padre per sempre e madre, gli amanti
vanno col figlio dell’amore,
e, stretti nel comune afflato,
soffiano sul tempo prodigo d’incanti
come l’ora fulgida del primo bacio
e di quel seme fatto albero
che sparge fiori ed altra vita.

 Salvatore Famiglietti

Intervista a... Rosa Ruggiero


L'intervista a Rosa Ruggiero è telefonica. Ascoltarla dopo avere installato QUICK TIME PLAYER e avere scaricato il file al link che segue:


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Le poesie di Rosa Ruggiero per "Poeti per il sociale":

Sono Rosa, vivo in provincia di Caserta, ho 58 anni, scrivo da circa due anni, le mie poesie sono autobiografiche. 

DONARE E NON SOLO A NATALE

Donare è offrire il proprio aiuto
ad un amico nel momento del bisogno.
Donare è offrire una carezza
ad un papà che a letto sta
e sai che quando non ci sarà
più tu volentieri ricorderai.
Donare è andare in ospedale
il giorno di Natale,
quando tutti sono
a casa a preparare,
e fare gli auguri ad una parente,
perché sarà così felice
di vederti, che un po’
più presto guarirà.
Questo e tante altre cose
è donare e non solo a Natale,
ma in ogni momento della vita,
così doniamo e faremo
felici noi ed anche gli altri.

MANCINI SI NASCE

Quand'ero a scuola la maestra
tanto timore m’incuteva,
perché a scrivere con
la mano destra m’imponeva,
ma io non potevo, non c’era forza
e quando tra i banchi lei passava,
in un lampo la penna all’altra
mano mi portavo e a scrivere mi sforzavo.
Un incubo era diventato
e per tanti anni mi ha segnato,
perché la maestra non si limitava
solo al rimprovero, ma la bacchetta
sempre pronta aveva con sé.
Ero mancina, non era colpa mia,
ma a quei tempi venivamo
tutti corretti, imponendoci
l’utilizzo della mano corretta,
che per loro era la destra.
Mancina io ero nata, non lo ero diventata,
ma allora ciò non si capiva
e così il mancino agli occhi altrui
anche un poco strano appariva.


Rosa Ruggiero

Intervista a... Rosa Mannetta


L'intervista a Rosa Mannetta è telefonica; per ascoltarla, scaricare il file dal link che segue e aprirlo col programma QUICK TIME PLAYER


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La poesia di Rosa Mannetta per "Poeti per il sociale":

Sono Rosa Mannetta, giornalista freelance, editorialista, romanziera e blogger. Ho scritto vari libri. La mia poesia:

LA NOTTE 

Una sera tra le stelle,
la notte,
la tua casa,
la panchina il tuo
letto.
Il cartone,
la coperta.
La mattina...
un cappuccino.
Il freddo, compagnia dei
tuoi giorni...
L'angolo di strada
il tuo riparo.
Non disturbavi.
Non ti ho visto
più.


Rosa Mannetta

Intervista a... Rosa Maria Chiarello

L'intervista a Rosa Maria Chiarello è telefonica. Scaricarla dal link che segue e aprirla col programma Quick Time Player


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Le poesie di Rosa Maria Chiarello per "Poeti per il sociale" 

Rosa Maria Chiarello laureata in lettere presso l'Università di Palermo scrive per dare libero sfogo al proprio cuore. Le piace definire i propri scritti "moti dell'anima" in quanto esternazioni del proprio vissuto e delle proprie emozioni.

FIGLIO DELLA LUCE 

Giaci inerme sulla sabbia,
Cullato dall'onda infame,
Figlio della luce
In cerca di pace.
Corpo di bimbo
Riverso sui tuoi sogni
Raccogli le pene del mondo
E ai fratelli racconta il tuo futuro.
Brilla la tua luce
Nel coro degli angeli
Illumina le menti
Porta la pace.
Fa che il tuo sacrificio
Non sia stato vano
E che il mondo
Viva l'amore
E sconfigga la guerra.

STRANIERO 

Hai gli occhi tristi e il sorriso spento,
straniero che te ne vai per le
vie di questa città
a chiedere un tozzo di pane
io ti dò il mio cuore
A te straniero che scalzo insegui
un tetto per ripararti dalle intemperie
io porgo la mia mano
che possa sorreggerti
nel bisogno e nella paura.
Sorridi fratello alla vita
il sole sorge ogni giorno anche per te
che porti la sofferenza nel cuore.
Tu che hai attraversato le acque
per sfuggire al martirio
a te siano dati riposo e quiete.

Rosa Maria Chiarello

Intervista a... Rolando Attanasio


L'intervista a Rolando Attanasio è telefonica.
Scaricare Quick Time Player, quindi scaricare l'intervista al link che segue e cliccarci sopra per ascoltarla
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Poesie di Rolando Attanasio per  "Poeti per il sociale" 
Rolando Attanasio, pittore visionario, artista digitale, sceneggiatore. Svolge la sua attività di sperimentazione attraverso la pittura, il teatro, la scrittura.


UNA TERRA TREMENDA 

Una terra svenduta come una madre abbandonata
Bella emozione d'argento sul mare
Inutile rumore
Inutile mare
La camorra uccide e questo l'abbiamo imparato
In strada si soffre e soffre e questo è vero
In un tempo è tutto più violento uragano di schiaffi, parolacce, maldicenze.
Povera Napoli e poveri uomini inutili come torrioni vuoti
Quanto atroce vociare inutile
Quante preghiere speranze e cieli puliti
Senza arrendersi alle barricate inutili
Ai politici ai camorristi
Povera Napoli
Quante illusioni e disillusioni per comprendere
Per arrivare a vedere l'inferno dell'inutilità per strada
Siete tutti complici e complici di un gioco cattivo
Una città distrutta e abbandonata dalla politica
Da tutti quegli uomini che si sentono più importanti
Falsi e bugiardi eroi di partito
Povera Napoli
E soldi che si accatastano come muffa
Questa è la morte in vita
Peggiore della dolce morte
Che il tempo vi spazzi via tutti
Inutili giocattoli
Falsi discorsi
Decadenza della decadenza
Muori subito
Senza fiato
Povera Napoli

DI GIOCO È FATTO L'OCEANO 

Non affogare nel breve respiro di un dubbio
nel ritratto di tuo padre o di tua madre
nel silenzio degli uomini
Non è una canzone bugiarda
non è un partito politico, un colore, un modo di pensare
sei tu
e di gioco è fatto l'Oceano.

Rolando Attanasio

Intervista a... Patrizia Pierandrei




Patrizia Pierandrei: nata a Jesi, dove vive. Docente nella scuola primaria, ha studiato inglese e tedesco, è appassionata di poesia e pittura, ha pubblicato due raccolte poetiche e curato un'antologia di autori vari.
D- Ha partecipato a "Poeti per il sociale" con le poesie RIFUGIATO e STRANIERO IN CASA; in "Rifugiato" lei partecipa, nel descriverla, alla triste esperienza di un clandestino che diventa un senzatetto e muore assiderato, nell'indifferenza del mondo che preferisce guardare altrove, concludendo: "la viltà è più grande e non sa farsi coraggio". In "Straniero in casa" il protagonista è l'autoctono che, spaesato di fronte alla drammatica "invasione" da parte dei rifugiati, si sente estraneo in casa propria, ma cerca comunque di comprenderne la sofferenza e prova umana pietà. È d'accordo con la mia interpretazione? Vuole aggiungere qualcosa?
R- Le mie due poesie inviate sono il frutto delle mie esperienze di vita scolastica con gli alunni di stranieri, che sono costretti a vivere qui per motivi di lavoro oppure sono spesso senza lavoro e non hanno il necessario per sopravvivere. Presentano quindi problematiche come l'abbandono e il poco interesse nell'accudirli nei bisogni primari. Nonostante questo la gente comune non sa come aiutarli, per portarli ad un benessere sociale migliore di quello attuale. Ci fanno sentire stranieri anche a noi, che non sappiamo capirli perché parlano un'altra lingua. Sono d'accordo con il suo commento.

D- Come la sua, la maggioranza delle poesie presentate in questo evento tratta del dramma dei rifugiati, mentre per esempio, l'atroce tragedia provocata dall'ISIS sembra essere in secondo piano nella immaginazione dei Poeti partecipanti. Che spiegazione si può dare di questo fatto, a suo giudizio?
R- Penso che non siamo molto preparati ad affrontare un tale problema, tanto da non saperci comporre una poesia adatta. Le scene della televisione ci fanno rimanere angosciati e siamo quasi increduli di tale distruzione. Purtroppo questi fatti sono realtà e dovremmo aprire meglio gli occhi per capirli.

D- È appassionata di poesia e pittura. I soggetti delle sue opere pittoriche coincidono con quelli delle poesie? In quale forma artistica si esprime più compiutamente?
R- I temi principali delle mie opere di pittura sono la natura e i paesaggi: fiori. animali, panorami ecc.. Il disegno è una passione innata ,con le matite faccio il bozzetto, poi lo coloro con i pastelli o con le cerette su cartoncino. A volte uso i pennelli con gli acquerelli o le tempere. Mi diletto anche di fotografia.

D- C'è una poesia che vorrebbe far conoscere? La scriva qui e la commenti.
R- Di poesie ne ho scritte tantissime,rimaste spesso chiuse nei vecchi quaderni. Il tema preferito è quello dell'amore. Ne posso scrivere una che ricordo:

LA VITA PER AMARE

Dio ci ha dato la vita per amare,
senza dover per forza odiare,
neanche il nemico pericoloso.
che ci guarda in modo insidioso.
Amare non costa niente
e fa bene alla mente,
perché ci tiene in allenamento
e vince in ogni momento.
La vita per amare diventa gioia,
così non ci si annoia,
ma ci rende più vivaci
e ci fa sentire più capaci.
L'amore ci fa aprire
le nostre porte per l'avvenire
e ci fa davvero capire
i valori del nostro agire.
Credo che la fede in Dio e nel suo amore debba essere un fondamentale insegnamento per tutti le persone, che hanno bisogno di aiuto.

D- Ho letto che ha curato un'antologia di autori vari dal titolo particolare. Ce ne vuole parlare brevemente?
R- Intende quella della "Finestra Incantata"? Se si, è stata una battaglia per poter pubblicare un libro con i soci del nostro circolo. Dopo discussioni varie si è scelto, senza il completo consenso, questo titolo, perché sembrava essere più attinente al quadro della copertina. In effetti non è consonante all'antologia miscellanea.

D- Grazie della gentile partecipazione!
R- La ringrazio cordialmente del suo impegno.
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Poesie di Patrizia Pierandrei per "Poeti per il sociale":

Appassionata di poesia e pittura, ho pubblicato su antologie e siti on-line. Due sono le raccolte di poesie personali. 

RIFUGIATO

Fuggito dal suo paese,
per non avere brutte sorprese,
ha oltrepassato il mare
per poter arrivare
ad una spiaggia solitaria,
dove non trova accoglienza
e tanto meno confidenza.
Sperduto in una strada affollata
dalla gente indaffarata,
va in cerca di un asilo
per riposare dal suo viaggio peregrino.
Abbandonato al suo destino,
si adagia lungo il marciapiede,
mentre nessuno lo vede
e trova la sua fine
in una notte fredda,
piena di stelle,
sotto il cielo scoperto.
Nessuno lo conosce
e sa dargli una mano,
la viltà è più grande
e non sa farsi coraggio.

STRANIERO IN CASA

In mezzo a tanti stranieri
il mio paese diventa
una patria di isolamento,
dove mi sento estraniato
nel mio borgo antico.
Gente che arriva,
gente che parte,
visi chiari oppure scuri,
ma negli occhi si legge
il desiderio di una casa,
dove ci si può ritrovare e ci si riposa.
Facce impaurite dall'ingiustizia,
mani stanche dall'avarizia,
di chi ha sopportato duri lavori,
per chi li ha feriti senza onori.
La mia strada conosce ora il viandante,
che non ha dimora da qualsiasi parte
ed indugio ad uscire,
anche per quando ho bisogno di andare.
Solo, costretto nella mia stanza,
sento sempre più ignoranza
salire sulle ripide scale
di una città senza umano sale.

Patrizia Pierandrei

Intervista a... Paolo Landrelli


Per ascoltare l'intervista a Paolo Landrelli, telefonica, occorre installare il programma QUICK TIME PLAYER, indi SCARICARLA dal link che segue, infine... buon divertimento :-)


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Poesie di Paolo Landrelli per "Poeti per il sociale"

Mi chiamano Paolo Landrelli e dicono che abito ad Ardore di Calabria dove sono nato. Gioco a tennis ma siccome il tempo passa per tutti mi cautelo per il futuro scrivendo poesie che è meno faticoso. Partecipo a questo concorso con la speranza di diventare ricco (culturalmente intendo  )
Ecco le mie due poesie una in dialetto con traduzione e l’altra in italiano.

U PEJU LATRU

Pe’ tutt’’a vita ndepp’’a cunvinzioni
chesser’onesti est’’a cosa giusta,
e chistu nci mparai a li me figghjoli
i cchiù dandu l’esempiu ca ca’ frusta.

Comu nu patri eu trattai lu statu
e ci portai servizi’e rispettu
u difendia comu megghj’avvocatu
e puru cu giubbott’e cu’ l’ermettu.

Pe digliu mi pigghjai li spupazzati,
ndi chimaru puttan’a nostra matri,
pigghjamma puru tanti vastunati,
ndi sentimma chiamari sbirr’e latri.

E’ bruttu chigliu chi sta succedendu
co statu no né patri ma patrignu,
a genti strana  ndì staci vindendu
ndì menti ncruci sup’a chigliu lignu.

Mentr’’a povera genti mori fami
i capi si parinchjn’’u panzuni,
spruppanu l’ossu peju di li cani
e no dassanu mancu nu vuccuni.

Su stancu pomm’assist’a chistu scempiu
u viju ch’esti propriu lu statu
chi ndavarria pommu duna l’esempiu
chi certi voti est’’ u peju latru.

Cadan’ a un’a unu l’ ideali
cadunu comu fogghj dop’’a ‘stati,
e chisti cosi ccà fannu cchiù mali
di’  baffattuna e di vastunati.

Ma nonostanti tuttu rest’onestu
ca undi fici’’a stati fazz’’u mbernu,
ca tutti damu cunt’o tard’o prestu
i chigliu chi facim’’o patrenernu


(TRADUZIONE)
Il peggiore ladro

Per tutta la vita ho avuto la convinzione
che essere onesti fosse la cosa giusta
e questo ho insegnato ai miei figli
più dando l’esempio che con la forza

come padre ho trattato lo stato
e gli ho portato servizi e rispetto
l’ho difeso come il migliore avvocato
ed anche col giubbotto e con l’elmetto

per lui mi sono preso gli sputi
ci hanno chiamato figli di puttana
abbiamo preso pure tante bastonate
ci siamo sentiti chiamare sbirri e ladri

Ma ora sono stanco e sdegnato
perché lo stato non è padre ma patrigno
ci sfrutta fino all’osso l’indegno
e ci mette in croce sopra il legno

Ora devo assistere a questo scempio
di vedere che è proprio lo stato
che dovrebbe dare l’esempio
che certe volte è il peggiore ladro

Ma nonostante tutto rimango onesto
dove ho fatto l’estate farò l’inverno
tutti rendiamo conto o tardi o presto
delle nostre azioni al padreterno

GABBIANI

Le vastità dei  mari
tutte le han misurate,
con volo calmo, armonico,
sfruttando le correnti;
a pel d’acqua e poi su
con brusche impennate,
maestri nello sfruttare
la potenza dei venti.
Facili schizzi
del  pennello dei pittori,
sempre tra il blu e l’azzurro
andavan fieri,
fedeli compagni e guida
per i pescatori,
mai li han disturbati
coi  loro voli leggeri.
Che bello quel puntare
verso i cieli,
più su, sempre più su
quasi a poterli toccare,
rimanere immobili
poi chiudere le ali
e giù in picchiata
ancora verso il mare.
E le burrasche,
le onde alte e schiumose!
quasi per sfida o gioco
le hanno cavalcate,
in groppa a guidare
le impennate rabbiose,
fino a domarle,
a renderle quietate.
Ora vagano raminghi,
come cornacchie e passeri,
tra i veleni che l’uomo
ha seminato,
Un sogno son l’avventura,
le onde calme del mare,
quella leggera brezza;
ora cercano cibo
nella spazzatura.

Paolo Landrelli

Intervista a... Paola Surano

  
D- Paola Surano, già avvocatessa, vivi a Sesto Calende; sei la tesoriera dell'associazione culturale "TraccePerLaMeta" , fondata insieme a quattro amici. Alcune sillogi poetiche, l'ultima nel 2013 intitolata "La rosa in scatola".
Hai partecipato a " Poeti per il sociale" con due poesie: Una è "Donna Araba", che attraverso la figura inginocchiata di una donna araba annientata dalla guerra che uccide i figli o "-peggio-" scrivi "sentirli gridare di fame e paura" chiede, a un cielo senza colori religiosi, una pace con la P maiuscola, quasi a intendere una pace duratura; l'altra ha per titolo "I bambini del mondo" , che sono tali dappertutto, ma noi adulti "li deludiamo spesso". 
La guerra nel mondo è davvero frutto della religione? E quanto noi adulti siamo consapevoli e colpevoli della delusione che provochiamo nei bambini?
R- Entrambe le poesie sono state scritte sull’onda di forti emozioni, per immagini viste o pensieri forti …quelli che ogni tanto capita di pensare, quegli attimi di consapevolezza che capita di avere, ogni tanto, purtroppo non sempre. Alla prima domanda rispondo decisamente di no, almeno non in questa fase di vita del mondo. Può darsi che in passato, animati da forti e – oserei dire - infantili entusiasmi si sia pensato che il  modo giusto per imporre una religione fosse la guerra. Ma non ne sono nemmeno sicura. Penso che sotto ogni guerra ci siano solo desiderio di potere assolutamente terreno, voglia di dominio e ragioni economiche. La religione diventa un pretesto, perché più facilmente infiamma i cuori della gente che non sa e si presta a essere manipolata; d’altra parte non è mai la gente che decide le guerre. Sono convinta che - al contrario - se si seguisse la religione, qualunque essa sia, ci sarebbero Pace e Fraternità, non odio. La mia poesia “Donna araba”, con l’invocazione della donna al suo dio e al nostro, voleva dare proprio questa idea di universalità, spazzare e spezzare le barriere. Lo possiamo chiamare in tanti modi, ma come spesso diciamo con un amico marocchino, Dio è comunque lo stesso per tutti.
Quanto ai bambini…temo che noi adulti non abbiamo la consapevolezza del “potere” che abbiamo su di loro e della nostra responsabilità enorme: parlo dei genitori, ma anche degli insegnanti, degli educatori e di tutti coloro che hanno un ruolo nella vita di un bambino. Da quando sono nonna credo di averne maggiore consapevolezza: un bambino ti prende per mano, si affida, non conosce altre realtà. E’ una grossa responsabilità. Non ho mai capito perché facciano fare percorsi genitoriali solo a chi si separa, quando si scoprono incongruenze, vere o presunte e non si facciano corsi “pre parto” non solo finalizzati ad un buon parto, ma di preparazione ad essere genitori.

D-  Hai fondato l'associazione “TraccePerLaMeta” con quattro amici; mi viene in mente la canzone di Gino Paoli che dice "eravamo quattro amici al bar; sognavamo di cambiare il mondo..." Voi sognavate di cambiare cosa? Di fatto l'associazione sostiene anche le donne del Mozambico. Ci puoi raccontare com'è andata?
R- Anche a me ogni tanto viene in mente quella canzone che mi piace molto, ma ha un finale che lascia l’amaro in bocca. Noi non volevamo cambiare il mondo, volevamo e vogliamo “fare cultura nel modo in cui ci piace”. Se questo significa cambiare il modo di fare cultura, bene allora volevamo cambiare un pezzetto di mondo. Il modo che piace a noi è semplicemente quello di portare cultura in giro, aggregando persone e mantenendo contatti che si allarghino come cerchi nell’acqua. Cultura “dal basso”, non imposta con sicumera da un manipolo di persone; ci vuole chi organizza e propone, ma il modo di proporre è semplice ed immediato, aperto a proposte e idee. L’ultimo evento con patrocinio EXPO che ha coinvolto anche le scuole, con migliaia di bambini partecipanti e ben 700 presenti alla premiazione, provenienti da tutta Italia, ne è un esempio, secondo noi: abbiamo lanciato un’idea - la corretta alimentazione, tema obbligato sotto l’egida di EXPO -  e abbiamo scoperto che ci sono realtà e persone che ci stanno lavorando da tempo e che sono state ben felici di condividere e mettersi in gioco; abbiamo stampato le antologie e molte maestre ci hanno detto che lavoreranno sui testi delle altre scuole, quest’anno.. Una cosa grandiosa, i famosi cerchi che si allargano…
Noi sosteniamo fin dall’inizio l’Associazione Onlus “Macibombo tutti insieme” che io conosco da sempre e ho proposto per raggiungere i nostri fini statutari. Macibombo si occupa di sostenere i bambini – soprattutto - e  le missioni dei Padri Comboniani in Mozambico ma non ha un carattere strettamente religioso. Sostiene i Missionari perché da un Missionario è partita l’idea di far sorgere un orfanatrofio e continua perché le missioni hanno costruito pozzi, ospedali, scuole e danno una istruzione e un lavoro a migliaia di persone, che è l’unico modo  per dare dignità e speranza a un popolo. In particolare, sosteniamo un recente progetto di Macibombo che è quello di mandare avanti negli studi 5 ragazze che, uscite dall’orfanatrofio per ragioni di età, sono state accolte da una fantastica volontaria mozambicana che ha fondato una casa famiglia e le tratta come se fossero figlie sue e le mantiene con la pensione guadagnata dopo 30 anni di lavoro in Italia; noi ci facciamo  carico di una delle borse di studio necessarie per mantenere una ragazza alla scuola superiore.

D-  Da donna, cosa davvero manca alle donne per incidere sulla società come vorremmo?
R- Francamente? Non ci manca niente. Non sono stata mai femminista perché ho la certezza che le donne incidano nella vita di tutti i giorni e so che una donna fa la differenza nel mondo del lavoro, a meno che non voglia ricalcare modelli maschili. Siamo diversi, è inutile e dannoso negarlo; ognuno porta la propria sensibilità e il proprio modo di vedere il mondo e questo aiuta. Quando ho cominciato la professione, a metà anni ’70, i tribunali erano dominio degli uomini e le poche donne dovevano assumere atteggiamenti maschili per essere prese in considerazione e regolarmente erano considerate “la segretaria”; ma era solo incapacità di adeguarsi ai cambiamenti. Tuttavia ammetto che esistono differenze di trattamento tra uomini e donne, in campo salariale e di carriera e mancano gli aiuti esterni perché una donna possa tranquillamente anche dedicarsi alla vita pubblica, se ne ha la passione e la voglia.

D- Hai una poesia che vorresti far conoscere al pubblico di " Poeti per il sociale" e che riveste per te una particolare importanza? Scrivila qui e commentala.
R- Sono stata indecisa per un po’, poi ho scelto questa perché il senso delle mie poesie è quello di  lasciar intravedere uno spiraglio di luce anche nelle peggiori situazioni…Perciò ho scelto questa:

RIUSCIREMO ANCORA AD ESSERE FELICI

Quando tutto questo sarà finito
e avremo asciugato ogni lacrima
stemperato ogni dolore,
ne racconteremo come fosse cosa d’altri
né sapremo quasi di aver pianto e sofferto.

Ma, intanto, ci si stringe addosso il tempo
-cilicio dalle mille spine-
e lenta ruvida scorre la sabbia nella clessidra
così che ci è impossibile
immaginare un domani diverso

(da Paola Surano “e nonostante, viviamo”- Runde Taarn ed, 2007)

Come dicevo, per carattere e convinzione cerco sempre di valorizzare il lato positivo di ogni situazione e di puntare molto sulla speranza, non come visione ottimistica e un po’ incosciente della vita ma come scelta, sorretta da profonde convinzioni religiose. In questa poesia, ho voluto iniziare con la speranza, anzi, con la certezza di una prospettiva positiva, ma senza dimenticare che il momento in cui si vive il dolore - fisico o dell’anima - sembra eterno e insopportabile e solo la speranza può aiutare a superarlo.

D- La tua ultima pubblicazione è stata "La rosa in scatola", con le illustrazioni di Gabriele Castellani e Antonio De Blasi. Ce ne vuoi parlare?
R- Ultimamente sto scrivendo molto poco, purtroppo. “La rosa in scatola” è una (piccola) raccolta delle più recenti poesie, pubblicata da Urso Editore di Avola a conclusione di un concorso all’interno del quale tre mie poesie erano state scelte, una formula originale e complessa. Non avevo un numero sufficiente di testi e li ho arricchiti chiedendo a Gabriele (il compagno di mia figlia) e all’ amico Antonio qualche illustrazione. La copertina riproduce un disegno di Antonio che mi è piaciuto subito perché esprime perfettamente la mia visione della vita e l’ho scelto come cover e come titolo: anche dalle peggiori situazioni può nascere qualcosa di buono, come una rosa può stare benissimo anche in un barattolo di latta.

D- La nostra chiacchierata si conclude qui. Grazie per avere partecipato!


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Poesie di Paola Surano per "Poeti per il sociale"

Sono nata a Busto Arsizio, dove ho svolto la professione di avvocato. Nel gennaio 2012 ho fondato, insieme ad altri quattro amici scrittori e poeti, l’associazione “TraccePerLaMeta”.Dal 2000 in poi ho pubblicato alcune sillogi di cui l’ultima nel 2013 (Libreria Editrice Urso di Avola)dal titolo “La rosa in scatola”, corredato dei disegni degli artisti Gabriele Castellani e Antonio De Blasi.


DONNA ARABA


Su questa terra arsa e butterata
sto in ginocchio
affranta e rassegnata
Io, d’antica stirpe
di uomini fieri e giusti
discendente
Io, a mia volta fiera, voglio vivere
lontana dagli odi, dai rancori
dalla bramosia di sangue
degli uomini contrapposti.
Io, che ho partorito urlando
e nutrito allo scarso seno figli
per vederli morire
o- peggio-
sentirli gridare di fame e paura
Io, donna, non chiedo altro al cielo
al mio Dio e al vostro
che un po’ di Pace.

I BAMBINI DEL MONDO


I bambini che cantano, i bambini che ridono
-con le loro voci argentine-
i bambini che piangono, che corrono che giocano:
i bambini dei parchi , delle città
affollate, nevrotiche asfissianti,
i bambini delle strade deserte
silenziose abbandonate,
i bambini dei campi
e dei campi minati e dello tsunami
i bambini delle merendine al cioccolato,
i bambini delle guerre e della fame:
i bambini del mondo si somigliano
ci prendono per mano, ci guardano
-coi loro grandi occhi spalancati-
e sognano.
I bambini si aspettano
che noi li aiutiamo.
E noi li deludiamo,
spesso.

Paola Surano