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mercoledì 16 marzo 2016

Intervista a... Emanuele Marcuccio


D -Emanuele Marcuccio, 41 anni, ha pubblicato due sillogi poetiche e un libro di aforismi; curatore editoriale di sei sillogi e quattro antologie poetiche, giurato nei concorsi, collaboratore della rivista di letteratura "Euterpe", scrive su vari blog. Insomma, un vero appassionato della parola scritta, che si sta facendo conoscere sempre di più nel mondo letterario. Ha partecipato a "Poeti per il sociale" con la poesia "A parte", poesia tagliente, che utilizza forme sincopate dei verbi, che lancia parole come fossero i sassi usati per le lapidazioni. È una poesia che parla dell'istituzione del regime dell'apartheid in Africa, scritta nel 2013. Come mai ha inserito proprio questa poesia, che tratta di un dramma apparentemente non più attuale, invece di porre l'accento per esempio, come molti poeti, su fatti di cronaca più recenti? 
R - Scrissi questa poesia due giorni dopo la morte di Nelson Mandela, principale artefice dell'abolizione del regime criminale dell'apartheid, per non dimenticare la segregazione razziale che ha vessato il Sudafrica per quasi cinquanta anni, dal 1948 al 1993. Comunque, l'argomento razzismo, purtroppo, è tuttora attuale, basti pensare a quello che succede negli USA e nonostante abbiano un presidente di colore.

D - Lei ha recentemente curato la pubblicazione di un'antologia particolare, intitolata "Dipthycha", in due volumi, un curioso progetto editoriale: ce ne vuole parlare? Che cosa ha ispirato la creazione di questa antologia? 
R - Si tratta di un non solito progetto poetico, in cui ho portato a perfezionamento il dittico poetico, di solito formato da due poesie di uno stesso autore. Con "Dipthycha" è diventato dittico poetico a due voci, essendo formato sempre da due poesie ma di due autori diversi, scritte indipendentemente, anche in tempi diversi, e accomunate dal medesimo tema in una sorta di corrispondenza empatica. L'idea è partita nel maggio 2010, dopo la lettura della poesia "Vita parallela" di Silvia Calzolari, scrissi "Telepresenza" e così proposi all'amica poetessa di metterle in dittico, sotto il tema comune dei rapporti amicali e/o culturali che nascono su internet. Da qui sono nati tantissimi altri dittici a due voci, con tanti altri poeti conosciuti su Facebook e, tra il 2013 e il 2015 sono nate due antologie e una terza è in preparazione.

D - Il ricavato delle vendite di Dipthycha è stato interamente devoluto alla associazione Italiana per la sclerosi multipla. Attualmente, molte case editrici e molti autori devolvono parte dei proventi ad associazioni di vario genere. Non crede che questo, al di là della bontà e della nobiltà del gesto, equivalga in qualche maniera a un voler quasi giustificare l'uscita dell'ennesimo di centinaia di libri che ogni giorno vengono pubblicati o autopubblicati, nel timore che, altrimenti, non li comprerebbe più quasi nessuno e quindi libri di indubbio valore possano non venire notati, nel grande mucchio? 
R - D'accordo con tutti i poeti partecipanti, si è deciso di devolvere l'intero ricavato delle vendite ad AISM - Associazione Italiana Sclerosi Multipla. Per il primo volume del 2013 sono stati donati 63 euro, mentre per il secondo del 2015 sono stati donati 250 euro. Molto meglio è donare tutti insieme (dodici gli autori con me partecipanti nel primo volume e diciannove quelli con me partecipanti nel secondo volume).

D - C'è una sua poesia che vorrebbe far conoscere? La scriva qui e la commenti. 
R - Tra le più recenti scritte, una poesia che mi è particolarmente cara è "Di seta", dello scorso luglio.

DI SETA

di seta 
la parola

di poesia 
l'anima mia

investe il verso 
e para 
i colpi

verga 
veloce il rigo 
leggero

pieno

Felicemente ispirato dal titolo dell'opera di Lorenzo Spurio, La parola di seta, un ampio Volume di interviste ai poeti d'oggi (tra cui anch'io), edito nel luglio 2015 con PoetiKanten Edizioni. In essa ho cercato di esprimere la parola fatta di poesia, che è forte e delicata, proprio come la seta.

D - Ha iniziato a scrivere poesie nel 1990, quindi abbastanza giovane. Come è evoluto il suo modo di far poesia, negli anni? Cosa l'ha spinta a partecipare a un evento virtuale come "Poeti per il sociale"? 
R - Sì, ho iniziato ad appena sedici anni, dopo aver pasticciato versi dal 1988. La prima poesia la scrissi da studente di quinta ginnasiale, in un gruppo artistico, durante il periodo delle occupazioni scolastiche, riporta il titolo "La scuola è in alto mare", di ispirazione sociale ed apre la mia prima silloge di poesia. All'inizio molto influenzato dai grandi poeti classici, come ad esempio Foscolo o Leopardi, il mio stile si è evoluto fino ad abbandonare nel 2013 la punteggiatura, fino a poi abbandonare anche l'incipit con iniziale maiuscola, in una continua ricerca di essenzialità ed estrema sintesi, quasi come farebbe uno scultore in un'opera di "cesello", ho sfrondato quel linguaggio un po' ampolloso, pleonastico e circonvoluto degli esordi, per vedere finalmente la mia opera. 
A "Poeti per il sociale" sono stato gentilmente invitato dallo stesso Lorenzo Spurio. Ho pensato: perché non aderire a questa lodevolissima iniziativa? Dopotutto la poesia di ispirazione sociale è pochissimo frequentata su Facebook.

- Grazie della cortese partecipazione! 
- Grazie a lei per questa intervista e per la lodevolissima iniziativa di "Poeti per il sociale"!

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Poesia di Emanuele Marcuccio per "Poeti per il sociale"

A PARTE
[1]

istrutto   [2]
tranto     [3]
distrutto
pianto

manipoli
famelici
in quel del ʼ60
nel nero
nell'estrema
propaggine di continente

a parte

tenuti divisi
nella terra

a parte

derisi
di sputi
la dignità
venduti

a parte

(9 dicembre 2013)

[1] Poesia ispiratami dall'istituzione criminale del regime dell'apartheid in Sudafrica (1948-1993) e dalla figura di Nelson Mandela (1918-2013), principale artefice della sua abolizione. Edita in AA.VV., Neon-Avanguardie, deComporre Edizioni, 2014, pp. 64-65. [N.d.A.]
[2]  Forma sincopata del participio passato del verbo "istruire", nell'accezione di "disposto", "ordinato", "istituito", con riferimento all'istituzione con norma di legge del regime criminale dell'apartheid in Sudafrica. [N.d.A.]
[3] Forma sincopata del participio passato del verbo "tranare", variante del verbo "trainare", nel significato di "trascinare", con riferimento al paese ridotto a una forma di schiavitù e a tutte le forme di tortura sotto l'apartheid. [N.d.A.]

Emanuele Marcuccio




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