Francesco
Paolo Catanzaro, palermitano residente nella città di Federico II, docente,
poeta, scrittore e critico letterario. Si interessa di letteratura e arte e
collabora con riviste del settore.
D- Ha
partecipato a "Poeti per il sociale" con due poesie; la prima,
"Migranti" , in cui gli uomini vengono assimilati ad uccelli, forzati
a flussi migratori per potere avere un futuro, o descritti come cerbiatti, ma
sempre all'ombra della modernità (computer, cellulari) e che poi forse non
trovano ciò che sperano.
La
seconda, "I pulisci-vetri agli incroci delle strade", che appare
quasi la prosecuzione della prima, nella quale gli uomini/uccelli/cerbiatti
trovano, all'arrivo, una vita che apparirebbe sacrificata e dura, condita anche
del disprezzo della gente (nella fattispecie gli automobilisti, infastiditi dal
tentativo di pulizia del parabrezza), ma che per loro rappresenta libertà dalla
vera sofferenza, quella che li ha portati ad emigrare.
Tutto
è relativo, dunque, in questa vita? Fanno bene questi migranti ad essere
soddisfatti di ciò che trovano? Si devono accontentare?
R- Il
problema non è in chi arriva in un altro paese, che vede sempre più ricco del
proprio e che può offrire possibilità di riscatto umano meno irreale, ma in chi
accoglie, in chi dovrebbe trasformarsi in nido, ricordando sempre che,
nel corso della storia tutti siamo stati emigranti e che tutti abbiamo
sognato di fuggire da una realtà mortificata dalle guerre, dalle ideologie
irrazionali per essere accolti in terre lontane, dove alcuni hanno anche messo
radici. La realtà potrebbe essere considerata relativa in virtù della poca
disponibilità all’accoglienza di alcuni gruppi umani ed assoluta quando ci si
ricorda dei veri valori umani e si entra nella logica dell’attuabilità, della
fratellanza e della cum- passione che non è pietà ma compartecipazione alla
sofferenza di chi è costretto a lasciare la propria terra per la guerra, la
fame, la sete e l’intolleranza. I migranti devono sempre sognare di avere di
più di quello che hanno trovato. E’ loro diritto umano. Ma devono aiutare
anche chi li accoglie a creare le giuste condizioni nelle terre di arrivo
per poter raggiungere assieme la felicitas
comune, collaborando e mettendosi a disposizione, senza aspettare
elemosine o manne dal cielo.
D- Mi
incuriosisce, più che il raffronto con gli uccelli, quello con i cerbiatti. Il
cerbiatto, animale apparentemente indifeso, dagli occhi dolci e miti. Perché ha
pensato a questi animali?
R- I cerbiatti rappresentano la libertà e l’innocenza che sono
raggiunte anche a costo di arrampicarsi lungo i fianchi scoscesi dei
monti. Un’innocenza che però diventa saggezza quando si prova a superare gli
ostacoli più pericolosi per raggiungere la vetta che fa guardare all’infinito.
Una libertà che si deve ottenere non fuggendo solo ma arrivando e costruendo il
proprio futuro con onestà e dignità.
D-
Lei è anche un critico letterario: come si è trovato ad esserlo? La cosa le ha
mai generato fastidi?
R- Il
critico letterario è colui che riesce a vedere forse prima degli altri il
talento in chi utilizza la parola. Praticando la poesia, la letteratura,
amandola con quella passione che non si è mai spenta ma che arde
quotidianamente, ci si ritrova a scoprire percorsi poetici, itinerari umani
nelle espressioni liriche degli uomini e delle donne. I sentimenti che animano
le parole, a volte si nascondono dietro esercitazioni stilistiche e non
riescono ad essere comprese se non si svela il progetto umano che c’è dietro.
Ecco il critico letterario riesce ad individuare ad esaltare e a valorizzare.
Tutto ciò mi ha sempre gratificato e mi ha arricchito ogni volta che un
romanzo, una silloge altrui passano attraverso le corde del mio cuore.
D- Ha un'altra poesia che vorrebbe far conoscere
al pubblico di "Poeti per il sociale" ? La scriva qui e la commenti.
R- Sì
Mendicante
Ti
intrufoli fra le automobili
ferme
al semaforo
ed
il cielo dei tuoi occhi
si
mescola ai colori delle strisce zebrate
dove
scorrono i pedoni,
correndo,
in
cerca del nulla.
Tendi
la mano, tenera fanciulla,
tendi
la mano con occhi struggenti.
Non
so se questo è finzione o teatro
ma
hai commosso il mio cuore
mentre
dai finestrini arrivano pesanti commenti
e
parolacce e rimproveri e maledizioni.
Vorrei
portarti su, sull'arcobaleno
per
cavalcare il mare e volare fra le nubi
e
parlare d'amore, di gioia, di misericordia,
correre
per i campi
e
farti gustare il vero senso della vita,
inseguire
il vento e mille aquiloni,
gioire
ed ancora gioire della vita dolce e spensierata.
Ma
da dietro un'automobile arrabbiata
strombazza
ed avverte che il rosso è finito.
Si
deve riprendere la corsa. O tutto è perduto.
La
fanciulla sorride e riprende il marciapiede
aspettando
un'altra occasione
di
raccogliere i centesimi della sua emozione.
Sorride
e saluta grata
per
quella moneta che le è sembrata
offerta
con discrezione
al
suo sorriso oltre la disperazione.
Quante
volte agli incroci delle strada in attesa del verde abbiamo visto tenere
fanciulle, bambine domandare l’elemosina con tutto il dolore del mondo nei loro
occhi di cielo. Quante volte l’ipocrisia, l’insensibilità ci prende e voltiamo
la faccia. Eppure in questo mondo che continua a calpestare l’infanzia e a
strumentalizzarla si può ancora sognare, abbiamo bisogno della libertà di
sognare di strappare chi soffre alla realtà e a volare su un arcobaleno che sa
di cielo. La lirica vuole offrire un omaggio a quelle bambine che soffrono agli
incroci delle strade e oltre a soffrire sono mortificate dalla fretta degli
automobilisti sfrenati.
D-
Lei è anche un docente. Ho letto una nota nella quale si parla di un ragazzo
che si alza durante la lezione, intona un ritornello e gli altri si alzano e
rispondono in coro.
Non
ho capito se le sia successo veramente, ma posso dirle che un'allieva di mio
marito cantava a squarciagola durante la lezione e, in risposta ai rimproveri,
rispondeva: "P'sso' , i' song' comm' 'a canaria: si nun canto, moro"!
(Professo', io sono come la canaria: se non canto, muoio!).
La
domanda è: i nostri ragazzi sono disturbati? Sono maleducati? Sono
esibizionisti? Che sono? E noi che siamo, in relazione a loro?
R- I
nostri ragazzi non saranno mai disturbati se noi
adulti riusciamo a creare le condizioni favorevoli al loro sviluppo
psicofisico ed emotivo. I disturbi diventano risposta alle nostre
farneticazioni, ai nostri comportamenti scorretti che, a volte, mortificano i
veri valori della vita; l’amore, gli affetti, la famiglia tradizionale. Quando
creiamo confusione nei nostri figli per soddisfare i nostri bisogni egoistici è
normale ed è confermato dalle leggi della fisica, che ad una reazione
ne segue una uguale e contraria. È da qui che scaturiscono i veri
disturbi di alcuni ragazzi che vedono crollare le impalcature tradizionali per
adattarsi a quelle artificiali. La maleducazione è una risposta da parte
chi è rimasto ferito dei comportamenti genitoriali sempre più meno
autorevoli. L’esibizionismo è un grido psicologico che ci avverte della
sofferenza dei nostri figli, che sperano di essere riaccettati da chi sta
attorno a loro.
Pertanto
lasciamoci la libertà di cantare, di poetare, di sognare perché, come ricorda
l’allieva, chi è poeta se non lo fa muore
ogni giorno.
Ed
i nostri ragazzi, i nostri alunni a volte scordano di essere poeti perché
sempre più distratti da una tecnologia ormai fine a sé stessa.
Grazie
per aver partecipato a "Poeti per il sociale"!
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Le poesie di Francesco Paolo Catanzaro per "Poeti per il sociale"
Francesco Paolo
Catanzaro, poeta, scrittore, critico letterario, si interessa di letteratura ed
arte e collabora con numerose riviste del settore.
MIGRANTI
quando le colombe sono preda delle aquile
e gli inermi passerotti
sono costretti a fuggire per svernare
definitivamente
per ritrovare la libertà di sognare
e di offrire un futuro alle nuove generazioni.
e gli inermi passerotti
sono costretti a fuggire per svernare
definitivamente
per ritrovare la libertà di sognare
e di offrire un futuro alle nuove generazioni.
Vanno
senza una mèta,
come nuvole si toccano e si disperdono,
hanno occhi di cerbiatto inseguito
dal latrato cupo dei famelici cani.
come nuvole si toccano e si disperdono,
hanno occhi di cerbiatto inseguito
dal latrato cupo dei famelici cani.
E
sconvolgono le nazioni
popolano antichi deserti di fame
e pretendono una vita metropolitana.
popolano antichi deserti di fame
e pretendono una vita metropolitana.
Sono
esodi contemporanei
all'ombra del computer e dell'iPhone,
sono flussi come reti internet
che galvanizzano byte
e trasmettono dati di disperazione.
all'ombra del computer e dell'iPhone,
sono flussi come reti internet
che galvanizzano byte
e trasmettono dati di disperazione.
Annaspano
nell'acqua,
mare un tempo fonte battesimale
ora cimitero di naufragio
terra mobile dove la speranza tumulare.
mare un tempo fonte battesimale
ora cimitero di naufragio
terra mobile dove la speranza tumulare.
Hanno
barche
che hanno pagato con la propria pelle,
sono mandria da far pascolare
nelle onde verdi d'alghe e rosse di sangue,
che hanno pagato con la propria pelle,
sono mandria da far pascolare
nelle onde verdi d'alghe e rosse di sangue,
E
dopo essere arrivati,
dopo aver attraversato un paesaggio equoreo
è triste ritrovarsi nell'illusione
della propria condizione
e piangere i figli caduti
e straziarsi per i figli annegati
e morire con i figli morti
nello sforzo di una vita migliore
dove la guerra sia solo un ricordo lontano
ed i cuore s'acquieti
e riposi mano nella mano.
dopo aver attraversato un paesaggio equoreo
è triste ritrovarsi nell'illusione
della propria condizione
e piangere i figli caduti
e straziarsi per i figli annegati
e morire con i figli morti
nello sforzo di una vita migliore
dove la guerra sia solo un ricordo lontano
ed i cuore s'acquieti
e riposi mano nella mano.
I
PULISCI-VETRI AGLI INCROCI DELLE STRADE
Nella
civiltà della megalopoli contemporanea
costruita per migliorare la qualità della vita
c'è ancora guerra oltre a quella linea immaginaria
che fa illudere e raccoglie la speranza infinita.
costruita per migliorare la qualità della vita
c'è ancora guerra oltre a quella linea immaginaria
che fa illudere e raccoglie la speranza infinita.
E
ti ritrovi a vendere accendini colorati
o a lavare i vetri del parabrezza
per racimolare i frammenti scheggiati
e credere che siano
note di dolcezza a tanta amarezza.
o a lavare i vetri del parabrezza
per racimolare i frammenti scheggiati
e credere che siano
note di dolcezza a tanta amarezza.
Sei
contento di questa vita
che sembra misera ma è soave vita,
lontano dalle pallottole dei cecchini
o dai soprusi politici degli assassini.
che sembra misera ma è soave vita,
lontano dalle pallottole dei cecchini
o dai soprusi politici degli assassini.
Non
senti le parole pesanti
degli automobilisti dissacranti
sorridi e pulisci lo stesso i vetri del parabrezza
ringraziando il tuo Dio di questa fortunata carezza
degli automobilisti dissacranti
sorridi e pulisci lo stesso i vetri del parabrezza
ringraziando il tuo Dio di questa fortunata carezza
Il
semaforo verde è scattato.
Sciacqui il tuo strumento di lavoro logorato
e ripeti il gesto antico tante volte in giornata
che non ti accorgi di aver sofferto ma respirato
la libertà nella tua vita tanto amata.
Sciacqui il tuo strumento di lavoro logorato
e ripeti il gesto antico tante volte in giornata
che non ti accorgi di aver sofferto ma respirato
la libertà nella tua vita tanto amata.
Francesco Paolo Catanzaro
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