Visualizzazioni totali

sabato 21 maggio 2016

La saggezza dell'Imam Ataul Wasih Tariq cambia la prospettiva

Le sagge ed equilibrate risposte dell'Imam Ataul Wasih Tariq dimostrano che dell'Islam e di coloro che lo hanno abbracciato, non sappiamo quasi niente. 
Immagine di una pagina del sacro Corano, reperita sul web
D.- Buonasera. Per prima cosa, desidero ringraziarla di avermi concesso questa intervista.
Lei ha, recentemente, partecipato a un incontro tra esponenti di diversi credi religiosi, svoltosi a Cagliari; mi colpisce il fatto che tale incontro sia stato organizzato presso un’abitazione, anziché essere aperto al pubblico. Chi ha organizzato l’incontro e quali fedi hanno partecipato? C’è una motivazione particolare al fatto che si sia svolto presso un’abitazione privata? Quali erano gli obiettivi di questo incontro?

R.
Non è stata una mia decisione organizzare un programma su piccola o grande scala. Del resto, il mio viaggio in Sardegna prevedeva anche una visita alla Facoltà di Scienze Politiche, dove avrei parlato a circa 70-80 persone ed una lezione in un noto liceo del capoluogo alla presenza di un cospicuo numero di studenti e insegnanti. È anche vero che amo partecipare a piccoli eventi, dove è possibile sviluppare delle relazioni personali. La pace non si può realizzare parlando in grandi incontri; è più facile la si consegua a piccoli passi, attraverso piccoli gesti quotidiani ed il reciproco rispetto. Ho stretto diversi rapporti di amicizia nel corso di incontri accoglienti in case private. Viviamo sfortunatamente in un momento storico in cui predomina una prospettiva distorta sull’Islam ― veicolata dai media del mainstream ― che produce paura, discriminazione e odio. Questi sono segnali allarmanti ed una minaccia per un’auspicata, pacifica società di domani. È importante considerare che in alcuni confinanti paesi europei, un alto numero di musulmani immigrati, anche di terza generazione, non sono stati pienamente integrati nella società ospite, rappresentandone una minaccia interna. Credo sia importante comportarsi da buoni cittadini, sperando e pregando che questo grande paese possa diventare un modello di pace, tolleranza e progresso. In veste di teologo, ho intenzione di fare il possibile per avvicinare le persone, spiegando ed illustrando attraverso il mio esempio vivente che l’Islam non è una religione di cui avere paura, che la collaborazione tra società orientali ed occidentali si è rivelata fruttuosa per lo sviluppo globale e che ci sono tutte le possibilità perché lo sia anche in futuro.

D.- Nell’attuale società multietnica e quindi anche caratterizzata da una pluralità di credi religiosi, con quali modalità  l’Islam può contribuire alla cooperazione locale, nazionale e internazionale?

R.
L’Islam è una religione ed il suo principale obiettivo è formare persone spirituali che vivano una vita esemplare al servizio dell’umanità.
Per citare il Sacro Corano:

«Sorga tra voi una comunità che inviti al bene, raccomandi le buone consuetudini e proibisca ciò che è riprovevole. Ecco coloro che prospereranno». (Il SacroCorano, Capitolo 3: Verso 104)

Educando al Corano e al valore profondo della nostra religione e pregando che i musulmani diventino buoni credenti, impermeabili alle tentazioni mondane, l’Islam ha prodotto in passato, e – a Dio piacendo – produrrà in futuro persone in grado di realizzare una società pacifica. Gentilezza, amore, rispetto per i diritti degli altri – fondamentali insegnamenti coranici – eserciteranno un effetto positivo alla base ed ai vertici della società. Tutte le religioni, del resto, propongono una simile griglia di valori e la bontà è contagiosa.   


D.- Com’è possibile, secondo il suo punto di vista, conciliare le varie “anime” dell’Islam, da quella più estremista a quella che a un osservatore esterno può apparire diametralmente opposta rappresentata, per esempio, dal nuovo sindaco di Londra? Lei ritiene che siano lo stesso Islam?

R.
Questa domanda mi mette in difficoltà in quanto si postula che ci troviamo di fronte, da un lato, a gruppi islamici violenti e, dall’altro, ad espressioni moderate dell’Islam. In questo modo si “parte con il piede sbagliato”. Cosa sarebbe della cristianità se la giudicassimo a partire da quei cristiani che ordinarono le crociate o dalla Santa Inquisizione? O anche da quei cosiddetti paesi che scrivono “abbiamo fede in Dio” sulle loro banconote, le stesse utilizzate per comprare e vendere armi e che sono dunque responsabili dell’assassinio di migliaia di persone innocenti nel mondo? È giusto ricondurre le religioni alle azioni di alcuni individui? Nei miei discorsi pubblici e nelle mie lezioni, cerco di evidenziare che non esistono un Islam moderato ed uno violento. L’Islam è l’Islam, una religione basata sul Corano e sul suo Profeta Muhammad (La pace sia su di lui). Noi dovremmo ritornare alla lettura del Corano, ciascun capitolo del quale inizia con l’invocazione a un Dio benevolo e misericordioso. Dobbiamo approfondire l’etica che il Profeta (La pace sia su di lui) ha proposto e seguirla. DA NESSUNA PARTE possiamo trovare, nelle fonti originali dell’Islam, una giustificazione per qualunque sorta di atto barbarico eseguito dal cosiddetto califfato dell’ISIS.

D.- Quali sono i compiti di un Imam nella comunità locale e nei rapporti con le istituzioni? Che similitudini e che differenze col sacerdozio cattolico?

R.
Essere un Imam non è un lavoro, né rappresenta una carica religiosa particolarmente autorevole. Un Imam è la persona relativamente più preparata (in relazione, cioè, alle persone presenti) per guidare le preghiere quotidiane. In Italia, gli Imam sono, generalmente, persone comuni che hanno una maggiore conoscenza della propria religione, tutto qui! Tuttavia, qualunque cosa accada nel mondo, i giornalisti cercano una qualche autorità religiosa cui riferirsi e, nel mondo islamico, gli Imam, senza sapere che questi non possono avere una conoscenza profonda al punto da poter esprimere i veri insegnamenti dell’Islam. Dunque ogni Imam esprime le proprie convinzioni e i propri sentimenti e questo ha portato un grave danno d’immagine, per l’Islam, in Italia. Per quanto riguarda il mio umile caso, ho studiato l’Islam in profondità, ho seguito un corso intensivo, di sette anni, in scienze religiose e sono stato mandato in Italia dal Califfo Mirza Masroor Ahmad, capo mondiale della Comunità Islamica Ahmadiyya (http://www.khalifaofislam.com/ ). Oggi sono un teologo e studioso di religioni, con la missione di trasmettere alle persone gli autentici insegnamenti dell’Islam. Nell’ambito della comunità italiana, sono anche l’Imam che guida le preghiere ma non è la mia carica ufficiale.

D.-Quanto lei ritiene che la comunità non islamica abbia una conoscenza approfondita di quella islamica? Quanto le è ostile o, al contrario, amica?

R.
Come ho già accennato, purtroppo la conoscenza dell’Islam è, generalmente, scarsa. Coloro che affermano di aver approfondito l’Islam, lo hanno fatto attraverso studi probabilmente incompleti e, non di rado, faziosi. I media italiani citano versi coranici a sproposito e dunque il grande pubblico è oramai incline a pensare all’Islam come a una religione violenta. Ricordo la mia prima conversazione con un italiano; nel momento in cui mi qualificai come un Imam, costui mi disse: “dunque sei un terrorista”. Sono riuscito a spiegarmi e, alla fine della conversazione, eravamo diventati amici. Purtroppo, come ho già accennato, anche i musulmani hanno una conoscenza scarsa dell’Islam. Specialmente i giovani. In Italia non abbiamo insegnanti qualificati; le moschee offrono solo insegnamenti (incluse le letture del Corano) in arabo, senza dar modo di approfondire e senza nemmeno dare delle traduzioni. Il risultato è che, da un lato, assistiamo a una forte influenza dei media che si traduce in discussioni quotidiane nelle scuole, sui posti di lavoro, eccetera; dall’altro, i giovani non hanno modo di verificare quanto si afferma (e finiscono per crederci) riguardo all’Islam. Mi sono molto rattrisitato quanto una diciassettenne musulmana mi ha detto di aver paura di andare a scuola perché, ogni giorno, la sua insegnante riporta affermazioni dei media circa l’Islam e le sue compagne di classe hanno iniziato a qualificarla come terrorista.

D.- La riunione alla quale lei ha partecipato, è sfociata in un’azione collettiva o in un documento di sintesi? Quanto ritiene sia stata effettivamente utile e costruttiva?

R.
Non sono sicuro sia stato prodotto questo documento, credo sia meglio chiedere agli organizzatori. Quello che è più importante è che ho visto fratelli e sorelli di diverse fedi mostrare un autentico interesse per quanto andavo esponendo. Mi hanno seguito con pazienza e attenzione. Non ho bisogno di alcun documento ufficiale, se sono riuscito a persuadere anche il cuore  di una singola persona che l’Islam è una religione di pace ed il suo Profeta un uomo compassionevole, tollerante e pronto al perdono, questo è più che sufficiente. È difatti il cuore dell’uomo che è davvero in grado di cambiare il mondo che lo circonda.


D.- Grazie davvero per la Sua  gentile collaborazione.


1 commento:

  1. Molte grazie Dottoressa, ho trovato molto interessanti le sue domande e altrettanto interessanti le risposte dell'Imam ed aggiungo stimolanti ad un approfondimento sui veri insegnamenti del Corano e su quale sia l'originale spirito animatore della Fede islamica.

    RispondiElimina