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venerdì 22 luglio 2016

Il Labirintum di Loris Elio Sardelli non si trova a Cnosso


Loris Elio Sardelli 
http://leggiecrea.it )
è un poeta contemporaneo decisamente originale.
 Si fa chiamare Loris Elio, o come?

Dovessi rispondere con la convenevolezza, risponderei che l’uno, Loris, è il nome che mi diede mio padre, l’altro, Elio, mia madre. A ben pensare, invece, i nomi che ci portiamo sono solo degli archetipi frutto degli schemi di cui necessitiamo per muoverci come esseri umani al pari di un codice fiscale. Per cui si per l’anagrafe mi chiamo Loris Elio, per il mio essere chiamatemi o non chiamatemi come vi suoni più congeniale.

Nato nel 1970, della sua biografia colpisce l’assoluta normalità; padre “severo, ma giusto” madre “amorevole”; normale scuola e lavoro con trasferimento. Nuoto e arti marziali e un rassicurante lavoro in banca. Questa “normalità” è colpevole o innocente?

Rifuggo da concetti di colpevolezza o innocenza, essendo derive culturali religiose, ma, piuttosto, ben affronto quelli di responsabilità o irresponsabilità. Premesso questo, la relatività dei “sunt mores” che ci porta, oggi, a ritenere normale un qualcosa, domani potrebbe dettarci il contrario. Non esiste, quindi, una determinatezza al di fuori del fatto che io sia ciò che in questo momento scelgo di essere; in tale momentum, il peso di ciò che fui e di ciò che sarò.

 L’altra parte della medaglia vede in Loris Elio un lettore accanito, un sognatore, un viaggiatore appassionato di poesia e a sua volta poeta: studia addirittura il sanscrito (forse per approfondire testi religiosi?) scrive in modo molto strano utilizzando parole spezzate e accentate apparentemente a casaccio e intersecate da congiunzioni, preposizioni...
Cosa vuole esprimere con questa frammentazione? Oppure vuole essere la creazione di una sorta di metrica? 

Abbiamo (s)perso di vista la lingua e la (s) è d’obbligo e di uso piacendo; nell’era, cosiddetta della comunicazione, non riusciamo a comunicare, banale scriverlo; meno banale risalire alle cause di ciò. Ritengo risiedere un motivo cardine, nell’uso improprio dei termini, poiché ne abbiamo, appunto, (s)perso la portata semantica; ognuno vi attribuisce un significato a seconda del bagaglio sperimentale che possiede; il che, di per se, non è un errore od un difetto, anzi è il basamento della nascita di una lingua ove più soggetti attribuiscono a quella determinata “parola”, sommatoria di lettere od anche singola lettera, un significato comune di modo da poter comunicare. 
Mi sono interrogato a lungo su come nasca una lingua e molto mi sono documentato; come, infatti, scrivere senza porsi principi di etimo e semiotica? Impossibile, almeno tanto quanto, scrivere senza possedere una fiamma geniale. Vada per la seconda proprietà che non spetta a me affermare di possederla, ma, almeno, il primo aspetto ho la doverosità di costruirmelo da me. Ebbene, da qui, lo studio del Sanscrito, quale una delle lingue madri, unito allo studio dei testi di Court del Gebelin, abate medievale, che, con forza, si spinse alla ricerca di risposte che divennero il fondamento delle moderne teorie linguistiche. Da qui quindi, la percezione che i termini oggi utilizzati non siano più attuali per rispecchiare la realtà vivenda. Da qui, ho intrapreso un percorso artistico “pericoloso” e di molto affascinante decidendo di battere nuove vie comunicative ove un verso possa essere tutto ed il contrario di tutto a seconda della lettura intima del lettore. Io voglio portare il lettore dentro un nuovo mondo linguistico che gli sia affine almeno tanto quanto appaia ostico al primo impatto. Un mondo fatto di quei fonemi naturali che ben suscitano le azioni e le reazioni dei nostri animi.

Quali sono le sue pubblicazioni? Può dirci qualche parola sulle sue opere? La prima opera, lei afferma, non ha soddisfatto le sue aspettative: come mai? Le altre, invece?

Una ulteriore anomalia del mio essere scrittore è quello di rifuggire, oramai, sia dai concorsi sia dalle pubblicazioni intese come, oggi, le intendiamo. Non amo, infatti, l’attuale sistema editoriale. Ho adoperato scelte passate dicendo di no a noti editori e case distributrici che i più mi darebbero del fuori di senno. Ebbene preferisco essere ritenuto tale, piuttosto che svendere la mia opera; come ebbi a dire ad uno di questi signori: “piuttosto la regalo”. La mia prima opera, Stacco da Terra, era opera adolescenziale senza quel necessario tecnicismo che deve, comunque, contraddistinguere un’opera, per questo, l’ho ripudiata. Le altre un evolvendo, considerando che, forse dobbiamo tutti capire che le sillogi sono il pane per gli editori poiché le poesie vivono a se stanti dentro la costellazione di un poeta. Vogliamo farne sistema, unendo più poesie e pubblicandole? Facciamolo, ma non è giocoforza, indispensabile. Una poesia è opera d’arte in se e per se, senza bisogno che sia all’interno di una raccolta e, quindi, pubblicazione. Una poesia è una stella che basti a se stessa.


 Lei fa una poesia raffinata e, credo, poco comprensibile ai più; non crede che la poesia debba raggiungere in maniera diretta il lettore, mirando “alla pancia”, senza intermediazioni e giri di parole?

La poesia non deve nulla; forse per questo è sempre stata l’arte sublime ed, oggi, è l’arte che maggiormente risente della crisi dei tempi che “pretendono” falsi do ut des.

 Lei pensa allo stesso modo in cui scrive?

Io penso e provo come tutti; tutti pensano e provano come scrivono che, in sintesi, è pur sempre un surrogato di ciò che siamo. Io vi porto là dentro, dove avete paura di andare, dove anche io ho paura di andare: dentro la sorgente delle nostre ombre.

Ha creato due progetti molto interessanti; uno è il forum “Crea” del suo sito Leggi e Crea, in cui artisti, poeti,  scrittori si confrontano, condividono e creano insieme: ha avuto successo? Ce lo vuole descrivere?

Leggiecrea è ciò che la stessa unione di due verbi di azione ed una congiunzione significano; in quella congiunzione risiede il nostro processo creativo, la più alta forma esistenziale che ci è data avere e che, spesso, auto soffochiamo. Leggiecrea lo vorrebbe destare ove dorma, proteggere ove sia in pericolo, alimentare ove sia da far crescere. Leggiecrea è mater in una parola sola. 

L’altro, Labirintum Into Se, è una sorta di labirinto poetico con delle tappe in cui i poeti leggono proprie e altrui poesie in una sorta di labirinto virtuale; ho capito bene? Sarebbe interessante che lo spiegasse ai lettori, chiarendo come è nata l’idea di questo esperimento.

#LabirintumIntoSe è ciò che scrive, ha capito benissimo, purché il labirinto non sia virtuale ma piuttosto reale; è, infatti, il labirinto del nostro processo creativo, del nostro essere ed esistere come manifestazione del nostro essere appunto. I poeti, poi, fanno ciò che fanno nella realtà: esaltano e mettono a nudo la stessa aiutandoci a perseguire una strada evolutiva od involutiva che sia. Che rispondere poi sulla nascita? Io non ho creato nulla: i labirinti sono vecchi quanto l’uomo e le stazioni poetiche sono una traslazione della via Crucis; ho solo unito questi due antesignani archetipi per il nostro Moderno Medio Evo nella volontà di fornire uno strumento, ricco di interazioni, che aiuti l’essere umano.

Vorrebbe condividere qui una sua poesia per lei particolarmente rappresentativa e, se vuole, commentarla?

Condividerei Chronos, il mio primo componimento nato post decisione di intraprendere il percorso artistico sopra descritto e, quale parafrasi, utilizzerei la descrizione propria del sito leggiecrea ove è posta

doie rimani
sente pre
pro gloriam
do me stesso
ri verbero ie io
volteggia mani
pre stigio vorresti
caro n te
traghetti innocenti
salteranno i listoni
svirgolano i bulloni
che si sentono inutili
al passar d anelito
di libertà

“CHRONOS è la mia prima figlia dello stile avanguardista e sperimentale che ho deciso di intraprendere, percorrere, scardinare; finanche a camminare su un dirupo in riva al mare, cosciènte de esistenza di un profondo abisso alle mie spalle, quale salace e tenace compagno di viaggio. La affido al tuo cuore, al tuo intelletto, alle tue memorie e fantasie, affinché tu la possa ri forgiare, plasmare, distruggere e ricomporre. É un gesto di estremo altruismo quello che vado a compiere, consapevole che le ali de arte non abbiano confini ed egocentrici retaggi. Abbine rispetto, e profondi la tua luce, tutto il tuo io, tutta la tua anima, fino alla dissolvenza eterea de eternità; allora si, saremo liberi.

loris elio sardelli”

Quali sono i suoi progetti futuri?

Diversi ma per, scriviamola, scaramanzia preferisco non anticipare nulla; anche io, da essere umano, ho i miei riti.

La ringrazio della sua gentilezza e le auguro il successo e il divertimento che merita!


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