Loris Elio Sardelli
( http://leggiecrea.it )è un poeta contemporaneo decisamente originale.
Si
fa chiamare Loris Elio, o come?
Dovessi
rispondere con la convenevolezza, risponderei che l’uno, Loris, è il nome che
mi diede mio padre, l’altro, Elio, mia madre. A ben pensare, invece, i nomi che
ci portiamo sono solo degli archetipi frutto degli schemi di cui necessitiamo
per muoverci come esseri umani al pari di un codice fiscale. Per cui si per
l’anagrafe mi chiamo Loris Elio, per il mio essere chiamatemi o non chiamatemi
come vi suoni più congeniale.
Nato
nel 1970, della sua biografia colpisce l’assoluta normalità; padre “severo, ma
giusto” madre “amorevole”; normale scuola e lavoro con trasferimento. Nuoto e
arti marziali e un rassicurante lavoro in banca. Questa “normalità” è colpevole
o innocente?
Rifuggo
da concetti di colpevolezza o innocenza, essendo derive culturali religiose,
ma, piuttosto, ben affronto quelli di responsabilità o irresponsabilità.
Premesso questo, la relatività dei “sunt mores” che ci porta, oggi, a ritenere
normale un qualcosa, domani potrebbe dettarci il contrario. Non esiste, quindi,
una determinatezza al di fuori del fatto che io sia ciò che in questo momento
scelgo di essere; in tale momentum, il peso di ciò che fui e di ciò che sarò.
L’altra
parte della medaglia vede in Loris Elio un lettore accanito, un sognatore, un
viaggiatore appassionato di poesia e a sua volta poeta: studia addirittura il
sanscrito (forse per approfondire testi religiosi?) scrive in modo molto strano
utilizzando parole spezzate e accentate apparentemente a casaccio e intersecate
da congiunzioni, preposizioni...
Cosa
vuole esprimere con questa frammentazione? Oppure vuole essere la creazione di
una sorta di metrica?
Abbiamo
(s)perso di vista la lingua e la (s) è d’obbligo e di uso piacendo; nell’era,
cosiddetta della comunicazione, non riusciamo a comunicare, banale scriverlo;
meno banale risalire alle cause di ciò. Ritengo risiedere un motivo cardine,
nell’uso improprio dei termini, poiché ne abbiamo, appunto, (s)perso la portata
semantica; ognuno vi attribuisce un significato a seconda del bagaglio
sperimentale che possiede; il che, di per se, non è un errore od un difetto,
anzi è il basamento della nascita di una lingua ove più soggetti attribuiscono
a quella determinata “parola”, sommatoria di lettere od anche singola lettera, un
significato comune di modo da poter comunicare.
Mi
sono interrogato a lungo su come nasca una lingua e molto mi sono documentato;
come, infatti, scrivere senza porsi principi di etimo e semiotica? Impossibile,
almeno tanto quanto, scrivere senza possedere una fiamma geniale. Vada per la
seconda proprietà che non spetta a me affermare di possederla, ma, almeno, il
primo aspetto ho la doverosità di costruirmelo da me. Ebbene, da qui, lo studio
del Sanscrito, quale una delle lingue madri, unito allo studio dei testi di
Court del Gebelin, abate medievale, che, con forza, si spinse alla ricerca di
risposte che divennero il fondamento delle moderne teorie linguistiche. Da qui
quindi, la percezione che i termini oggi utilizzati non siano più attuali per
rispecchiare la realtà vivenda. Da qui, ho intrapreso un percorso artistico
“pericoloso” e di molto affascinante decidendo di battere nuove vie
comunicative ove un verso possa essere tutto ed il contrario di tutto a seconda
della lettura intima del lettore. Io voglio portare il lettore dentro un nuovo
mondo linguistico che gli sia affine almeno tanto quanto appaia ostico al primo
impatto. Un mondo fatto di quei fonemi naturali che ben suscitano le azioni e
le reazioni dei nostri animi.
Quali
sono le sue pubblicazioni? Può dirci qualche parola sulle sue opere? La prima
opera, lei afferma, non ha soddisfatto le sue aspettative: come mai? Le altre,
invece?
Una
ulteriore anomalia del mio essere scrittore è quello di rifuggire, oramai, sia
dai concorsi sia dalle pubblicazioni intese come, oggi, le intendiamo. Non amo,
infatti, l’attuale sistema editoriale. Ho adoperato scelte passate dicendo di
no a noti editori e case distributrici che i più mi darebbero del fuori di
senno. Ebbene preferisco essere ritenuto tale, piuttosto che svendere la mia
opera; come ebbi a dire ad uno di questi signori: “piuttosto la regalo”. La mia
prima opera, Stacco da Terra, era opera adolescenziale senza quel necessario
tecnicismo che deve, comunque, contraddistinguere un’opera, per questo, l’ho
ripudiata. Le altre un evolvendo, considerando che, forse dobbiamo tutti capire
che le sillogi sono il pane per gli editori poiché le poesie vivono a se stanti
dentro la costellazione di un poeta. Vogliamo farne sistema, unendo più poesie
e pubblicandole? Facciamolo, ma non è giocoforza, indispensabile. Una poesia è
opera d’arte in se e per se, senza bisogno che sia all’interno di una raccolta e,
quindi, pubblicazione. Una poesia è una stella che basti a se stessa.
Lei
fa una poesia raffinata e, credo, poco comprensibile ai più; non crede che la
poesia debba raggiungere in maniera diretta il lettore, mirando “alla pancia”,
senza intermediazioni e giri di parole?
La
poesia non deve nulla; forse per questo è sempre stata l’arte sublime ed, oggi,
è l’arte che maggiormente risente della crisi dei tempi che “pretendono” falsi
do ut des.
Lei
pensa allo stesso modo in cui scrive?
Io
penso e provo come tutti; tutti pensano e provano come scrivono che, in
sintesi, è pur sempre un surrogato di ciò che siamo. Io vi porto là dentro,
dove avete paura di andare, dove anche io ho paura di andare: dentro la
sorgente delle nostre ombre.
Ha
creato due progetti molto interessanti; uno è il forum “Crea” del suo sito
Leggi e Crea, in cui artisti, poeti, scrittori si confrontano,
condividono e creano insieme: ha avuto successo? Ce lo vuole descrivere?
Leggiecrea
è ciò che la stessa unione di due verbi di azione ed una congiunzione
significano; in quella congiunzione risiede il nostro processo creativo, la più
alta forma esistenziale che ci è data avere e che, spesso, auto soffochiamo.
Leggiecrea lo vorrebbe destare ove dorma, proteggere ove sia in pericolo,
alimentare ove sia da far crescere. Leggiecrea è mater in una parola
sola.
L’altro,
Labirintum Into Se, è una sorta di labirinto poetico con delle tappe in cui i
poeti leggono proprie e altrui poesie in una sorta di labirinto virtuale; ho
capito bene? Sarebbe interessante che lo spiegasse ai lettori, chiarendo come è
nata l’idea di questo esperimento.
#LabirintumIntoSe
è ciò che scrive, ha capito benissimo, purché il labirinto non sia virtuale ma
piuttosto reale; è, infatti, il labirinto del nostro processo creativo, del
nostro essere ed esistere come manifestazione del nostro essere appunto. I
poeti, poi, fanno ciò che fanno nella realtà: esaltano e mettono a nudo la
stessa aiutandoci a perseguire una strada evolutiva od involutiva che sia. Che
rispondere poi sulla nascita? Io non ho creato nulla: i labirinti sono vecchi
quanto l’uomo e le stazioni poetiche sono una traslazione della via Crucis; ho
solo unito questi due antesignani archetipi per il nostro Moderno Medio Evo
nella volontà di fornire uno strumento, ricco di interazioni, che aiuti
l’essere umano.
Vorrebbe
condividere qui una sua poesia per lei particolarmente rappresentativa e, se
vuole, commentarla?
Condividerei
Chronos, il mio primo componimento nato post decisione di intraprendere il percorso
artistico sopra descritto e, quale parafrasi, utilizzerei la descrizione
propria del sito leggiecrea ove è posta
doie
rimani
sente
pre
pro
gloriam
do
me stesso
ri
verbero ie io
volteggia
mani
pre
stigio vorresti
caro
n te
traghetti
innocenti
salteranno
i listoni
svirgolano
i bulloni
che
si sentono inutili
al
passar d anelito
di
libertà
“CHRONOS
è la mia prima figlia dello stile avanguardista e sperimentale che ho deciso di
intraprendere, percorrere, scardinare; finanche a camminare su un dirupo in
riva al mare, cosciènte de esistenza di un profondo abisso alle mie spalle,
quale salace e tenace compagno di viaggio. La affido al tuo cuore, al tuo
intelletto, alle tue memorie e fantasie, affinché tu la possa ri forgiare,
plasmare, distruggere e ricomporre. É un gesto di estremo altruismo quello che
vado a compiere, consapevole che le ali de arte non abbiano confini ed
egocentrici retaggi. Abbine rispetto, e profondi la tua luce, tutto il tuo io,
tutta la tua anima, fino alla dissolvenza eterea de eternità; allora si, saremo
liberi.
loris
elio sardelli”
Quali
sono i suoi progetti futuri?
Diversi
ma per, scriviamola, scaramanzia preferisco non anticipare nulla; anche io, da
essere umano, ho i miei riti.
La
ringrazio della sua gentilezza e le auguro il successo e il divertimento che
merita!
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